New York. Mezzogiorno di fuoco nel cuore della Florida. Donald Trump e Joe Biden si sono affrontati a poche ore di distanza a Tampa, in uno degli stati in bilico più importanti, che potrebbe decidere l'esito delle elezioni di martedì prossimo. La posta in gioco nel Sunshine State è ancora più alta per il presidente in carica: senza la vittoria in Florida infatti (dove nel 2016 ha sconfitto Hillary Clinton con solo l'1,2% di scarto) per il tycoon sarebbe quasi impossibile superare la soglia dei 270 voti elettorali necessari per conquistare la Casa Bianca. E con i casi di coronavirus di nuovo in aumento nello stato, tornati a livelli che non si vedevano da agosto, la strategia dei due rivali è opposta: mega-comizio per Trump, evento in formato drive-in per Biden, in modo da rispettare il distanziamento. Quindi, il candidato dem ha tenuto un altro comizio nello stesso formato nella contea di Broward, mentre The Donald è volato con la first lady Melania in North Carolina, per partecipare ad un evento militare a Fort Bragg. Il covid, comunque, rimane al centro della campagna di entrambi i candidati. «Se votate per Biden i vostri figli non saranno a scuola, non ci sarà nessuna cerimonia per diplomi o lauree, nessun matrimonio, nessun Ringraziamento, nessun Natale e nessun 4 luglio!», ha detto il Comandante in Capo. Gli Usa «stanno svoltando la curva» della pandemia, ha poi ribadito, insistendo sui progressi nel paese. E intanto, ha ridotto ulteriormente per l'anno fiscale 2021 il numero massimo di rifugiati che saranno accolti negli Usa: sino a 15 mila, contro i 18 mila dell'anno precedente e i 45 mila del 2018 e del 2017, l'anno in cui si è insediato. Nel 2016, sotto l'amministrazione di Barack Obama, il tetto era di 85 mila. «Il programma del presidente riflette l'impegno continuo dell'amministrazione nel vedere il mondo com'è e non come vogliamo che sia, specialmente alla luce della pandemia, mentre facciamo i conti con un massiccio arretrato nei casi di asilo», ha spiegato il segretario di stato Mike Pompeo. Biden, da parte sua, è tornato ad attaccare la gestione del coronavirus da parte di Trump, per non essere riuscito «a fermare il virus nemmeno alla Casa Bianca». «Abbiamo bisogno di una strategia nazionale», ha detto, assicurando che se verrà eletto solleciterà governatori, sindaci e dirigenti delle contee a rendere obbligatoria la mascherina. La notte dell'Electron Day, però, potrebbe rimanere senza un vincitore. La Corte Suprema ha infatti consentito in North Carolina, uno degli stati in bilico, il conteggio dei voti per corrispondenza ricevuti entro nove giorni dal 3 novembre, come auspicato dai democratici. E in Pennsylvania si potranno continuare a conteggiare le schede per posta fino a tre giorni dopo l'Election Day, ha affermato il massimo organo giudiziario americano, respingendo la richiesta dei repubblicani di eliminare tale estensione. «I democratici stanno tentando di rubare queste elezioni. Procrastinare la scadenza di tre giorni in Pennsylvania è un disastro per il nostro paese», ha affermato Trump invitando ad andare alle urne: «La grande onda rossa sta arrivando». La speaker della Camera Nancy Pelosi, invece, ha lanciato un appello agli elettori democratici a «non spedire più le schede elettorali, non arriverebbero in tempo».
Pelosi ha puntato il dito contro l'amministrazione Usa di sabotare il voto per posta: «Stanno facendo di tutto per smantellare il sistema. Anche lo Us Postal Service sta dicendo che ormai è troppo tardi per spedire il voto, considerando che ci vogliono cinque, sei giorni perché venga recapitato».
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