Mio Signore, questa notte ho fatto un sogno. Immagino di dover attribuire la colpa a quel noto estratto di papavero che le mie dame di compagnia hanno voluto farmi provare a tutti i costi prima che venga messo al bando dalle autorità religiose. Tra i vapori del sonno, un velo si è squarciato innanzi a me rivelando un altro mondo in un'altra dimensione, forse una finestra sugli ambigui tempi futuri oppure su quelli passati. Un universo a noi totalmente estraneo, ma nel profondo anche straordinariamente affine...
Ho visto macchinari meravigliosi che neanche quel Leonardo da Vinci di cui si è tanto favoleggiato avrebbe potuto concepire in quella mente meravigliosa. E tra quelli una scatola piatta come un dipinto in cui si scorgevano piccoli personaggi e orde di persone pronte a tutto per vedersi riflesse sulla superficie di quella scatola, come se quell'oggetto fosse il profeta di una nuova religione. Una terra diversa dove noi donne potremmo avere un peso differente se non trascorressimo il tempo ad ostacolarci tra inutili gelosie. Dove la quasi totalità del mio genere sa leggere e scrivere ma dove i libelli di autrici femminili più diffusi narrano di favole di dominazione carnale, di ombrosi succhiasangue e di giovani eredi di dinastie magiche. Dove le streghe non fanno più paura se non a loro stesse oppure governano sul vecchio continente con il pugno di ferro. Dove le cortigiane si adornano come gran dame e le gran dame come cortigiane. Dove i musici e coloro che vengono ispirati dalla decima musa hanno più potere dei sovrani e dove un riccioluto giullare di corte governa sulle masse. Ma al contrario e nello stesso tempo, un creato dove ancora una donna che non riesce a dare un erede al marito non può essere perdonata e le donne con piacevoli sembianze non sono mai valutate per il ben dell'intelletto. Dove le donne vengono oltraggiate, ferite, uccise ed umiliate ogni giorno. Dove gli uomini amano gli uomini, le donne le donne, dove gli uni si fondono e trasformano negli altri e ancora si muore nel nome della diversità. Dove le religioni ancora incatenano le donne e allontanano i cuori. Dove il cinismo di Machiavelli permea ancora le menti dei governanti e le qualità di Trimalcione regolano i cordoni delle loro borse. Ma in tutti questi mondi, che forse erano uno solo, non ho trovato nulla per cui io non mi possa ritenere la più fortunata fra gli esseri umani. Sono una creatura nelle grazie della dea Tiche perché merito il Vostro amore assoluto, che cinge il mio capo di una corona immeritata la quale presto si poserà sulla vostra testa.
L'ardore e la purezza con cui mi aprite il Vostro cuore mi fa ben sperare nel futuro delle passioni umane nonostante le mirabolanti apparizioni a cui ho assistito e che ora mi sembrano svanire nella foschia di questo lungo mattino.Vi ringrazio di preoccuparvi per le persone a me care e aspetto con fervore il nostro prossimo incontro. Con intensa devozione. Sempre Vostra.
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