"La mia montagna fragile. Non riesco più a guardarla"

Lo scrittore veneto: "Una temperatura così alta non l'avevo mai sentita. È uno stillicidio..."

"La mia montagna fragile. Non riesco più a guardarla"

«Sono addolorato, il primo pensiero va alle vittime di questa tragedia che però per certi versi è una tragedia annunciata...». Lo scrittore Matteo Righetto è cantore delle Dolomiti, innamorato di quelle montagne così meravigliose e così fragili, tanto da ricevere «il premio speciale dolomiti Unesco». Il suo è un dolore misto ad amarezza.

Ma perché una tragedia annunciata?

«Al di là della retorica, le montagne sono sempre franate, è un processo naturale. Ma una temperatura così alta non l'avevo mai sentita. Il riscaldamento globale sta facendo retrocedere sempre più la parte plurisecolare del ghiacciaio e in questi giorni è pericolosissimo fare quelle vie».

Una disastro che nasce da lontano, quindi.

«Le montagne sono più esposte delle città al riscaldamento globale. Serve un modello di responsabilità diverso ma soprattutto politiche che riconoscano il fenomeno e invece molti ancora negano il problema e fingono di non sapere che sia causato dall'azione dell'uomo. Possiamo staccare le spine e risparmiare l'acqua, ma se mancano politiche a livello globale che invertano la rotta non cambierà nulla, anzi».

Quando capitano incidenti in montagna si parla spesso di imprudenza, questa volta è una situazione particolare.

«Io personalmente non andrei a fare questo sentiero con queste temperature, ma non si può parlare di imprudenza diretta di gente spavalda o scriteriata come spesso accade in montagna. Qui c'è la fatalità e come dicevo responsabilità generalizzate».

Si parla spesso di turismo selvaggio, servono nuove regole?

«Anche con nuove regole, chi le fa rispettare? Da quando è stato eliminato il corpo forestale dello Stato è venuto meno un presidio fondamentale per educare ed eventualmente sanzionare chi non rispettava le regole. Ora mancano le persone. La montagna non è un luna park. Non possiamo più pensare che siano oggetto di invasione selvaggia da parte di persone ineducate. Ieri ero in escursione e turisti americani facevano il bagno in un laghetto a 2.400 metri come nulla fosse... È inaccettabile».

Una tragedia del genere in un luogo di tale bellezza. Si può continuare a guardare la Marmolada con gli stessi occhi?

«Un alpinista risponderebbe che le tragedie fanno parte della montagna ma... Personalmente non la guarderò più con gli stessi occhi. Anzi, non lo facevo già prima perché purtroppo la montagna sta morendo, è uno stillicidio».

Nel dramma, c'è

una lezione che rimane?

«Ora prevale il dolore. Ma questa tragedia può rivelarci una volta per tutte la fragilità della montagna. Dobbiamo fare più attenzione nel frequentarla, dandole tutto il rispetto che merita».

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