Quello sui migranti a bordo delle navi ong è un braccio di ferro che il governo Meloni è deciso a non perdere. La Germania ha risposto all'Italia che non intende prendersi in carico i migranti sulla Humanity 1, nave civile battente bandiera tedesca, come era stato chiesto dal nostro Paese. Di contro, il governo tramite la Farnesina ha replicato chiedendo informazioni chiare e precise su chi si trova a bordo. Nel frattempo, la nave tedesca, e le altre due norvegesi cariche di migranti attendono al largo delle coste siciliane che l'Italia apra un porto e cercano di fare la voce grossa col nostro Paese.
L'Europa sui migranti si volta dall'altra parte: "Non responsabili del coordinamento"
Da Bruxelles, la Commissione europea fa sapere di non voler entrare attivamente nel merito perché "non è responsabile del coordinamento" delle azioni di salvataggio in mare. Senza richiami specifici ai Paesi, ha spiegato che "occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale" per gli Stati membri salvare persone in mare. La Germania e la Norvegia, considerando che tre navi battente la loro bandiera hanno preso a bordo i migranti, hanno adempiuto a questo obbligo e sarebbero tenute e rispettarlo fino in fondo, aprendo il porto per lo sbarco.
Dalla Germania, dove parteciperà al G7 Esteri di Muenster, Antonio Tajani è stato fermo nelle indicazioni già fornite dal governo: "Abbiamo chiesto soltanto il rispetto delle regole, lo abbiamo fatto in maniera ufficiale, con grande garbo ma anche con grande fermezza". Quindi, il ministro degli Esteri ha aggiunto: "Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania dobbiamo collaborare tantissimo, poi quando c'è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell'immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini".
Ocean Viking alza la voce: "Devono sbarcare senza ulteriori ritardi"
L'Italia, stavolta, ha messo i paletti. Il governo è cambiato ed è più deciso che mai a non farsi prevaricare dalle ong che finora hanno fatto il bello e il cattivo tempo con i porti italiani. Matteo Salvini attraverso i suoi social dà precise indicazioni, le stesse fornite da Giorgia Meloni: "Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia…". Tuttavia, dalle navi ong sembrano quasi voler dare ordini: "Devono sbarcare senza ulteriori ritardi". Dice perentorio Nicola Stalla, coordinatore della ricerca e soccorso di Sos Mediterranee, a bordo della Ocean Viking, una delle navi battente bandiera norvegese.
Dopo 10 giorni fermi in mare davanti alle coste siciliane, dalla Ocean Viking hanno fatto richiesta di porto a Francia, Spagna e Grecia ma al momento non ci sono risposte dai tre Paesi interpellati dopo il divieto di Italia e Malta di entrare in acque territoriali. "Sos Mediterranee chiede alle autorità marittime greche, spagnole e francesi e alle altre autorità in grado di prestare assistenza e di consentire lo sbarco immediato in un porto sicuro. Questo blocco in mare non è solo moralmente vergognoso, ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario", dicono dalla nave.
Il principio di rotta che non può valere per le ong
Dalla ong Sos Mediterranee chiedono di seguire l'indicazione che vuole l'apertura di un "porto sicuro con una deviazione minima dalla rotta prevista della nave". Qual è la rotta prevista dalla nave ong? Dove era diretta la Ocean Viking dopo il soccorso? Qual è il porto di arrivo? Le navi delle ong non hanno sempre delle "rotte previste", ovvero non hanno una precisa indicazione di partenza/arrivo tale da poter prevedere una rotta. Il principio della "deviazione minima della rotta prevista" ha senso per le navi mercantili che, durante la navigazione, effettuano un'operazione di recupero. Viaggiando verso un punto determinato, queste navi hanno il diritto di entrare nel porto sicuro più vicino lungo la rotta nota.
Operando nel Mediterraneo centrale, per le navi delle ong le coste tunisine sono altrettanto, se non più vicine, di quelle italiane e anche la Tunisia ha dei place of safety, come dichiarato non molto tempo fa da Vincent Cochetel, inviato speciale dell'Unhcr, al sito Open: "Le persone possono essere sbarcate: non vengono spedite in prigione, non vengono rispedite indietro da quelle autorità del loro Paese da cui stanno
eventualmente scappando. Possiamo lavorare con l’Oim e fornire loro assistenza. Non è grandioso, non è un’accoglienza 'di lusso', ma è ok". E non sta alle ong decidere se un Paese ha il rango di place of safety oppure no.
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