Sin dal 2 agosto Open Arms sapeva che lo sbarco dei migranti in Italia sarebbe stato impossibile. Ma l'ong preferì lo scontro frontale con il nostro Paese. La Spagna intervenne con grave ritardo, lasciando tutto il peso della vicenda sulle spalle dell'Italia. E ciò che forse è più sorprendente, anche Danilo Toninelli e Giuseppe Conte, alleati in quell'esecutivo sfasciato proprio in quei giorni di agosto del 2019, erano dalla sua parte.
Matteo Salvini torna a Palermo nell'aula bunker dell'Ucciardone e si difende contrattaccando e rivendicando con orgoglio la propria filosofia: «Mai mi sentirete dire che non è mia responsabilità la politica migratoria. Io sono qui imputato perché non ho ceduto sul fatto di redistribuire i migranti con altri paesi europei prima che avvenisse lo sbarco. In alcuni casi gli impegni presi con altri paesi non venivano rispettati». Prima l'accordo, dunque, poi il via libera alla discesa a terra.
Insomma, in quei giorni drammatici dell'estate 2019 si giocò una complessa partita politica con almeno tre lati: l'ong spagnola, Madrid, Roma. E a Roma proprio in quel periodo maturò la crisi finale del governo giallo verde, guidato proprio da Conte e con Toninelli ai trasporti. Ma la scelte che portarono al braccio di ferro con la nave, quelle erano state condivise con i 5 Stelle.
Salvini è sotto processo per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio, ma la querelle va oltre il codice penale e interpella i partner della coalizione e le altre capitali europee. «In ogni caso - mette le mani avanti il vicepremier - l'assistenza sanitaria e la messa in sicurezza dei soggetti fragili non sono mai mancate». «Il fatto che dei migranti si fossero gettati in mare - obietta il presidente del tribunale Roberto Murgia - non è molto rassicurante». Lui rilancia: «Per tutto il periodo in cui sono stato al Viminale non ci fu alcun lutto, a differenza di quanto avvenuto dopo».
Parla a lungo Salvini. Prima un'ora di dichiarazioni spontanee, provocando le proteste delle parti civili, poi l'interrogatorio vero e proprio con le domande dei pm. La ricostruzione è netta: non fu lui a mettere i bastoni fra le ruote all'Ong ma accadde esattamente il contrario: «Già dal 2 agosto Open Arms era consapevole dell'atteggiamento del governo italiano. Il 9 agosto venne ribadito dalla Farnesina a Madrid che l'Italia non aveva partecipato alle operazioni di soccorso». A quel punto, se solo avesse voluto, la nave sarebbe già stata in un porto spagnolo.
È il momento di allungare un paio di stoccate agli ex compagni di avventura: «Ci sono due post pubblicati da Toninelli il 18 agosto» . Il testo? «Un paese che permette ad una nave di alzare la propria bandiera non può girarsi dall'altra parte. ringrazio la Spagna che ha fornito un porto. Non andare in Spagna sarebbe incomprensibile».
Ma non finisce qua: «Il giorno dopo - aggiunge il ministro delle infrastrutture - Toninelli scrive che la decisione dell'ong di non andare in Spagna è incomprensibile e viene il sospetto che ci sia malafede».
Ce n'è anche per l'ex premier: «Conte ha accompagnato tutte le scelte della politica migratoria, tranne quella relativa all'Open Arms». Un'arringa che strapa gli applausi di Marine Le Pen cui il vicepremier risponde: «Merci Marine».
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