Molti si attendevano una svolta. E, forse, è quello che davvero sta per accadere. Matteo Salvini ha deciso infatti di chiudere tutti i porti italiani alle navi delle Ong cariche di migranti.
L'imbarcazione che sta trasportando i 600 naufraghi soccorsi in queste difficili ore non è stata autorizzata ad attraccare nel Belpaese. Il natante (battente bandiera di Gibilterra) dopo le operazioni di soccorso è arrivato in acque di Malta. Salvini ha spedito una lettera al governo maltese per spiegare che il "porto sicuro più vicino" è proprio l'isola-Stato e che se La Valletta non vorrà farsi carico dei migranti, questa volta non sarà l'Italia a farne le veci. La svolta senza precedenti ha avuto il via libera anche del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli (responsabile sul fronte delle autorizzazioni agli sbarchi).
Mille salvati nel Mediterraneo
Le acque del Mediterraneo tornano dunque ad essere il principale scenario politico nazionale e internazionale. Oggi sono stati salvati 627 migranti in sei diverse operazioni di soccorso. Ben 123 di questi sono minori, 11 bambini e 7 donne incinte. Un boom di partenze che desta qualche sospetto. Secondo alcuni analisti, infatti, la Libia starebbe inviando messaggi al nuovo esecutivo per testare la tenuta degli accordi presi da Marco Minniti. E, forse, per cercare di ottenere qualche concessione (e soldi) in più.
Matteo Salvini, da pochi giorni al Viminale, ha così dovuto affrontare ieri il primo sbarco della sua Era al governo. Tra ieri e oggi il contatore segna mille immigrati in arrivo. Alcuni sono già sbarcati, altri potrebbero giungere nei prossimi giorni. A meno che, ed è questa la vera novità, l'Italia non decida davvero con Salvini e Toninelli di mostrare la paletta rossa alle Ong.
Sia chiaro. Il governo non ha fatto mancare le sue risorse per salvare i profughi da morte certa. Insieme a tre mercantili e alla Aquarius della Ong Sos Mediterranée, a recuperare disperati tra le onde ha infatti spedito tre motovedette della Guardia Costiera di stanza a Lampedusa. Tutti i migranti sono poi stati fatti salire sulla Aquarius che ora naviga senza una direzione precisa. Tra poco dovrebbe entrare nel raggio di azione di Malta. Ed è a quel punto che le carte in tavola potrebbero essere sparigliate da Salvini. "Se qualcuno pensa che si ripeterà un’estate con sbarchi senza muovere un dito,- aveva detto ieri il vicepresidente del Consiglio - non è quello che farò come ministro. Non starò a guardare". Detto, fatto.
La risposta di La Valletta
La decisione del Viminale non è piaciuta ovviamente all'isola maltese. Che a quanto pare non intende cedere. "Il salvataggio (della nave Aquarius ndr) - ha detto il portavoce del governo - è avvenuto nell'area di ricerca e soccorso libica ed è stato coordinato dal centro di soccorso a Roma. Malta non è né l'autorità coordinatrice né è competente per questo caso". E l'ambasciatore maltese ha ribatido la linea del governo dell'isola, intimando Salvini a smetterla con le "provocazioni" (leggi qui). Ma l'obiettivo del ministro e di Toninelli è quello di mettere Malta "di fronte alle sue responsabilità". "È nostra intenzione - scrivono i ministri in una nota - che risponda ufficialmente alla nostra richiesta di apertura dei suoi porti per il salvataggio delle centinaia di naufraghi presenti sulla nave Ong Aquarius. L'isola non può continuare a voltarsi dall'altra parte".
Malta se ne lava le mani
Per capirne il modus operandi non basterebbe un'intera pagina di giornale. Occorre accontentarsi della cronaca più recente. Due giorni fa la guardia costiera di Malta ha offerto assistenza (ma non l'ingresso in un porto) alla 'Seefuchs', imbarcazione di una Ong tedesca che stava trasportando 126 migranti. Alla fine quei profughi sono stati portati nel Belpaese. Il governo dell'isola (accusato da Salvini di "dire sempre di no a qualsiasi richiesta di intervento") nega tutto e bolla come false le accuse del ministro. Ma le registrazioni consegnate dal capitano della nave umanitaria incastrano La Valletta. E ora il fronte con il Belpaese è aperto. Già due giorni fa il Viminale aveva chiesto a Malta di farsi carico dei migranti, ricevendo netto diniego. Così Salvini era stato costretto a concedere assistenza alla Ong (pur indicando il porto di destinazione solo dopo diverse ore di navigazione).
Il fatto è che da tempo Malta opera così nel Mediterraneo. Pur avendo rivendicato un'area Sar (ricerca e soccorso) circa 750 volte più grande del suo territorio, non ha mai assicurato le risorse necessarie per garantire operazioni di soccorso sufficienti. Quando le navi Ong telefonano per ottenre un coordinamento, spesso La Valletta non risponde. E così alla fine le organizzazioni non governative interpellano l'Mrcc dell'Italia che si fa carico anche di tratti di mare che, in teoria, non le competono.
Direte: potremmo lasciarli in mare e far finta di nulla? No, ovviamente, perché la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e quella di Amburgo obbligano chi riceve l’sos (l'Italia) – se nessun altro risponde (Malta) o non può intervenire (Libia e Tunisia) – a provvedere da solo. Non è un caso, dunque, se nel 2016, la Guardia costiera italiana ha soccorso 35mila naufraghi mentre le spiagge maltesi ne hanno visti sbarcare appena 1.700.
Da cosa deriva tale sproporzione? I barconi di migranti partiti dalla Libia spesso naufragano nei pressi di Lampedusa – anche se in area sar di Malta –, e questo ha portato l’ex colonia britannica a considerare il ‘luogo sicuro’ dove sbarcare i profughi quello più vicino al punto di soccorso (Lampedusa) e non La Valletta. Neppure le linee guida dell’Imo (obbligo per lo Stato responsabile dell’area Sar di autorizzare lo sbarco) sono bastate. La Valletta, infatti, le interpreta in modo differente dal Belpaese e comunque non ne tiene conto. Inoltre, non ha ratificato gli emendamenti alle Convenzioni Sar e Solas del 2014, norme secondo cui il governo "responsabile per la regione Sar in cui i sopravvissuti sono stati recuperati" ha l'obbligo di fornire un porto di sbarco.
Malta non le ha approvate perché dice di non essere abbastanza grande per poter far fronte ai costi dell’accoglienza. E così alla fine è il Belpaese ad accoglierli tutti.Fino ad oggi il gioco ha funzionato. Ora però Salvini ha deciso di fare la voce grossa.
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