Napoli Celibe, ma sposato da due anni. La città delle contraddizioni viventi aggiorna l'almanacco delle cose impossibili e inaugura la categoria del «marito a sua insaputa». Il poveretto in questione è un uomo di trent'anni che, un bel giorno, scopre dal certificato di stato civile di essere felicemente coniugato con una donna extracomunitaria che lui, ovviamente, non ha mai conosciuto né visto in vita sua. Secondo le carte dell'ufficio Anagrafe della IV Municipalità, sarebbe convolato a giuste nozze il 2 luglio 2014 tra la felicitazione di amici e parenti.
Quel che sembra una trovata alla Woody Allen, è l'inizio di un incubo burocratico. Il malcapitato si rivolge ad un avvocato e avvia il procedimento amministrativo per chiedere la rettifica dei documenti e la cancellazione del «lieto evento». Parallelamente, il Comune di Napoli avvia le ispezioni di propria competenza. La storia è talmente buffa che impiega un secondo a uscire dall'angusto recinto di Gianturco per raggiungere Palazzo San Giacomo e diventare la barzelletta del mese. Alcuni buontemponi propongono pure di studiare la Smorfia e di provare a costruire un bel terno.
Il lavoro degli «007» comunali si rivela più facile del previsto, comunque: la pratica è stata istruita dall'unica dipendente in servizio in quel periodo. Viene convocata e «interrogata». Si scopre così che, dietro le immancabili giustificazioni sui problemi familiari e sul carico di lavoro troppo gravoso, l'impiegata ha proprio commesso delle gravi negligenze nel disbrigo dell'incartamento. Non si è accorta che la firma del vero promesso sposo e di quello «sostitutivo», diciamo così, non erano uguali. Non si è resa conto che abitavano in due strade diverse (il primo a San Giovanni a Teduccio, il secondo a Poggioreale; e quindi era anche incompetente per territorio a segnare l'atto). Né ha trovato il tempo e la voglia di allegare, al fascicolo, le fotocopie delle carte di identità limitandosi solo a registrare (e invertire) nelle pubblicazioni gli estremi dei documenti. Insomma, un gran bel rompicapo.
Chi si aspettava però una punizione esemplare per la lavoratrice non proprio modello è rimasto deluso: secondo i canoni dei «giudici» comunali, l'errore non è così grave in fin dei conti. L'«imputata» ha sbagliato in buona fede, e non risultano a suo carico altri procedimenti. Dunque, può tirare un sospiro di sollievo. Il direttore generale della Municipalità le commina tre giorni di sospensione dallo stipendio. Insomma, una sanzione da 110 euro, ticket mensa inclusi.
E lo sposo che non sapeva di essere sposato? Ha quasi terminato le pratiche per il «divorzio». Ha dovuto, ovviamente, pagare di tasca propria non solo l'avvocato ma anche le marche da bollo e tutta la chincaglieria da apporre sulla modulistica ma almeno potrà riconquistare così il suo status di single. La Procura di Napoli, intanto, si è già messa al lavoro. Il legale dell'uomo ha inviato una dettagliata denuncia per eventuali profili di reato.
Sarà pure stato un incidente di percorso, ma il grande business dei matrimoni finti come ha ricordato il quotidiano Il Mattino non conosce crisi: ci sono vere e proprie organizzazioni in grado di combinare nozze di comodo con anziani napoletani per poche migliaia di euro. Un modo facile e veloce per ottenere l'ambita cittadinanza italiana.
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