Milano, filo spinato alle case per difendersi dai pusher

Periferie in ostaggio degli spacciatori. «Siamo terrorizzati» Inutili proteste e richieste d'aiuto. I residenti fanno da soli

Milano, filo spinato alle case per difendersi dai pusher
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«Siamo terrorizzati». A Quarto Oggiaro, sette chilometri di distanza dal Duomo di Milano, un tempo quartiere della mala milanese, oggi a minacciare i residenti è una banda di pusher nordafricani che da tre mesi circa passano la giornata in uno slargo tra viale Mambretti e via 5 Maggio. Non è la vecchia criminalità organizzata eppure non bastano denunce a raffica ed esposti firmati da almeno 290 cittadini per riuscire a ottenere non solo l'allontanamento del gruppo di immigrati ma nemmeno l'installazione di una telecamera di sicurezza che (forse) potrebbe funzionare come deterrente. «Di fronte all'inerzia del Comune e delle forze dell'ordine - riferisce un portavoce dei residenti che vive da due anni e mezzo nella zona -, intorno al cancello della nostra abitazione abbiamo montato il filo spinato perché riuscivano a scavalcarlo. Una soluzione da trincea, ma siamo angosciati». Scene da altro mondo. Fanno meno rumore dei vip che denunciano ormai quasi quotidianamente furti e aggressioni via social al sindaco Beppe Sala, ma meritano attenzione. I magrebini si sono accaniti in particolare contro un numero civico, hanno individuato che da lì probabilmente sono stati realizzati video e foto allegati all'esposto presentato a inizio ottobre dai 290 residenti alla Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia locale di Milano. È scattato qualche controllo da parte delle forze dell'ordine ma «li hanno identificati in questura e poche ore dopo erano di nuovo in a piazza, sentendosi impuniti e più forti di prima» protesta la gente. E da allora sono scattate le intimidazioni. Eppure nel curriculum ci sono spaccio, furti alle auto in sosta e ai furgoni dei fornitori dei bar e negozi del quartiere, aggressioni, minacce, risse continue, disturbo alla quiete pubblica (che è diventato il minore dei mali). Dopo le denunce «si sono introdotti nel palazzo, minacciandoci con coltelli e accette». La sera «fanno i picchetti davanti all'ingresso dei condomini, chi torna dal lavoro avvisa qualcuno a casa per avere una protezione, ci sentiamo in pericolo. Hanno tentato di scassinare l'ingresso di un palazzo, i residenti richiamati dal rumore sono scesi al piano terra e sono stati bersagliati dal lancio di bottiglie». Ancora pochi giorni fa, sono stati presi di mira con catene e spray al peperoncino. «Nel gruppo ci sono anche donne con bambini molto piccoli, dove sono gli assistenti sociali?», è la domanda senza risposta. «Non aspettiamo il morto per vederci garantito il diritto alla sicurezza», l'appello del portavoce al sindaco Sala e alle forze dell'ordine. «Non si vive più, e non riusciamo ad ottenere neanche una telecamera».

Nella zona c'è un centro di accoglienza per profughi stranieri non

accompagnati. I pusher stanno già reclutando minori di quattordici o quindici anni. La gente ha contattato consiglieri comunali di vari schieramenti per avere una sponda, per ora solo Fratelli d'Italia ma portato in aula il caso.

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