La star dell'«evento più atteso dell'anno» è l'imam che - bastoni in mano - insegnava come si educano davvero le mogli. Accade a Milano. La Milano laica, che integra, l'«avamposto di civiltà» come dice il sindaco Beppe Sala.
L'evento «più atteso dell'anno» è la «Fiera della speranza». Gli organizzatori, di «Islamic Relief», ne parlano da settimane, ma centellinando a dovere le notizie. Finora si sapeva soltanto che l'evento andrà in scena il 20-21 aprile, a Milano, in via Mecenate, e che sono previsti concerti, spettacoli di intrattenimento e un vero e proprio talent show, ma anche conferenze, workshop e laboratori. Ovviamente era stata annunciata da tempo anche la presenza di «ospiti internazionali», sapientemente tenuti un po' nascosti per creare suspence. «Che grandi ospiti si nascondono dietro queste ombre?» chiedeva già dieci giorni fa sul suo profilo l'organizzazione, per stuzzicare la curiosità dei «fan». «Questa sera alle 20 - annunciava - reggetevi forte che riceverete non uno, non due, non tre ma ben sei aggiornamenti sull'evento dell'anno».
Le attese in effetti non sono andate deluse. Quelle sei caselle nere adesso hanno un volto e un nome. Nomi non esattamente rassicuranti per chi ha a cuore la teorica possibilità di un islam moderno e compatibile con i diritti tipici di una democrazia liberale.
Chi siano i grandi ospiti di Milano lo spiega uno dei massimi esperti di radicalismo islamico, Lorenzo Vidino, direttore del programma di ricerca sull'estremismo della George Washington University. Avendo visionato la locandina dell'evento, che viene già distribuita in città sotto forma di volantino, il professore Vidino (che peraltro è milanese) interpellato dal Giornale spiega: «Di uno dei partecipanti, Al Mutawa, si può trovare in rete un video in cui insegna che la moglie non va picchiata con bastoni pesanti, ma con mano leggera, per farle capire chi comanda. Mourou invece - prosegue il super esperto - è il leader spirituale di Al Nahda, sostanzialmente la versione tunisina dei Fratelli Musulmani, e Rajab Zaki è l'imam della moschea di Finsbury Park, considerato l'epicentro dei Fratelli Musulmani inglesi. E il tutto è organizzato da Islamic Relief, associazione controversa, indicata nella black list dell'antiterrorismo negli Emirati Arabi, vietata in Egitto e Israele. Il fondatore (Hany al Banna) sarà presente a Milano, dove Islamic Relief ha un ufficio».
Islamic Relief, ne va dato atto, ha smentito in passato legami coi Fratelli musulmani. Certo, le immagini dell'imam che mostra puntigliosamente i bastoni discettando del comportamento delle donne mettono in imbarazzo non poco. Anche perché gli organizzatori della Fiera della Speranza presentano Jasem Al Mutawa, come «esperto in mediazione familiare ed educazione dei figli». Ma anche gli altri ospiti, a dire il vero, qualche imbarazzo lo creano. Lo stesso Zaki è stato definito un predicatore d'odio e accusato di sostenere i movimenti fondamentalisti contro Israele. «La guerra santa islamica - le sue parole ricordate allora - è un obbligo imprescindibile per tutti i musulmani e le musulmane da espletare in tutti i modi, sacrificando la propria vita o con il denaro, la parola o il cuore».
Inoltre, questa non è certo la prima volta che a Milano si segnala la presenza di personaggi espressione dell'area più oscurantista dell'islam. Alcuni hanno anche assunto incarichi di rilievo, o sono stati protagonisti di episodi clamorosi. Il video di Al Mutawa di cui parla anche Vidino risale al 2013. E in quello stesso anno un'altra «star» di un altro evento importante, in quel caso religioso, fece molto discutere in città.
Era la festa di chiusura del Ramadan all'Arena civica e l'ospite d'onore era il «sapiente» Riyad Al Bustanji, imam giordano che - si scoprì proprio in quei giorni - aveva rilasciato un'intervista in cui inneggiava al «martirio» religioso dei bambini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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