Milano, Roma e Torino: da Gabrielli mappa dei rischi

Il capo della polizia: «Organico, sofferenze del 14% I reati diminuiscono, ma la sicurezza non cresce»

Milano, Roma e Torino: da Gabrielli mappa dei rischi

Roma Diminuisce il numero dei delitti in Italia, ma l'incremento della sicurezza rilevata non viene percepito dai cittadini. Lo ha spiegato il capo della polizia Franco Gabrielli, che ieri ha parlato davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie.

Se da una parte ci sono buone notizie sul fronte della flessione dei reati, dall'altra il blocco del turnover, che ha portato a una carenza del 14,5 per cento in quello che dovrebbe essere l'organico ideale e la «senilizzazione» dei poliziotti, che a 51 anni ancora salgono sulle volanti, costituiscono due problemi in un momento storico in cui l'Italia si trova a dover fronteggiare per la prima volta realmente la minaccia dell'estremismo islamico.

«La radicalizzazione non è la causa ma un effetto - ha sottolineato Gabrielli -. In questo Paese non abbiamo le banlieue e il luogo di maggiore radicalizzazione sono le carceri e il web, mentre i luoghi di culto sono iper controllati. Indagando sui telefoni di personaggi che sono stati espulsi abbiamo visto che erano piuttosto avanti in un percorso di organizzazione di attentati. Sono preoccupato ma non perché voglio mettere le mani avanti. Se succede un attentato risponderò per le mie responsabilità ma vorrei avviare un percorso di consapevolezza del rischio che corriamo. Noi, però, dobbiamo continuare a vivere la vita di tutti i giorni». Gabrielli ha poi parlato di «terrorismo liquido», che si alimenta di strumenti «assolutamente occasionali».

Se l'Isis resta la principale incognita, sul fronte del controllo del territorio si sta facendo molto. Il capo della polizia ha parlato anche di un apposito comitato di analisi, creato con funzioni di cabina di regia per rendere più capillare la prevenzione, attraverso l'uso di sorveglianza tecnologica e di una più energica azione contro lo spaccio. Particolare attenzione è stata prestata anche alle procedure operative per le espulsioni dei migranti irregolari.

Ma in ogni città c'è uno zoccolo duro. «A Milano i reati nel 2016 sono calati del 5 per cento - ha detto Gabrielli - Sono state 23mila le persone denunciate o arrestate e sono stati sequestrati beni per 31 milioni di euro. Tra i fenomeni più preoccupanti, quello delle bande sudamericane, attive sul fronte di risse e reati predatori. La logica di queste azioni violente è la conquista del territorio e il controllo dei reati». Lambrate, Quarto Oggiaro e Rogoredo restano i punti più caldi dal punto di vista dello spaccio, ma fenomeni evidenti di disagio si vivono anche a Mecenate e Scalo Romana.

San Basilio, Tor Sapienza, Tor Bella Monaca e Ponte di Nona sono invece le aree più pericolose nella Capitale. Qui si concentrano le piazze dello spaccio e le basi per lo smistamento della droga verso la movida. Il controllo del territorio, diventato capillare in occasione dell'Anno Santo, ha però prodotto una flessione del 15 per cento dei reati.

«Nei primi 11 mesi dello scorso anno a Roma e nel suo hinterland sono stati scoperti gli autori di oltre 26mila reati, con la denuncia o l'arresto di 40mila persone - ha ricordato Gabrielli - e sono stati sottratti ai sodalizi delinquenziali beni per 830 milioni di euro». Porta Palazzo, Aurora e San Salvario sono invece i quartieri più pericolosi di Torino, dove i poliziotti sono 3.300 invece dei 3.900 previsti. Scendono i reati nel 2016 anche a Firenze (-6 per cento), Bologna (-10) e Catania (-15 per cento).

Ma qui il cancro è la mafia etnea, che ha conquistato il predominio e tenta continue infiltrazioni nei settori dei rifiuti, delle onoranze funebri e dei giochi. Il clan dominante resta quello dei Santa Paola-Ercolano, con addentellati tra la classe politica.

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