A Milano tre bonus bebè su 4 finiscono a mamme straniere

Si chiama reddito di maternità, è il contributo mensile destinato a riempire le culle. Un aiuto a senso unico

A Milano tre bonus bebè su 4 finiscono a mamme straniere

Tre bonus su 4 vanno a mamme extracomunitarie. Accade con la «Bebè card» introdotta a Milano dalla giunta di Beppe Sala. La card è un contributo mensile di 150 euro per 12 mesi, destinato alle neo mamme, italiane o extracomunitarie, con un Isee inferiore a 17.141 euro per il 2018 (16.954 euro per il 2017). E il 72% delle domande accettate sono di non-italiane.

Qualcuno potrà considerarlo giusto, o inevitabile, o conforme ai principi della Costituzione certo, ma nessuno potrà negare che il problema esista: chi sono i destinatari del nostro welfare?

Così, mentre la politica discute del fantomatico «reddito di cittadinanza», che nelle intenzioni del governo dovrebbe andare a chi risiede in Italia da 10 anni, esplode questo caso «Bebè card», denunciato dalla consigliera comunale (e regionale) di centrodestra Silvia Sardone: «Dopo due mesi di attesa finalmente - spiega - l'assessore Majorino (un esponente della sinistra Pd, ndr) ha risposto alla mia interrogazione sulla misura della Bebè Card introdotto dal comune nell'ottobre del 2017». «Su 2.600 richieste arrivate finora al Comune - riporta Sardone - ne sono state accettate 1.826 e di queste 1.307 sono finite a mamme extracomunitarie: il 72% del totale. Il resto, ovvero 519 Bebè card, sono andate a mamme comunitarie, ma l'assessore Majorino non è stato in grado di specificare quante italiane come avevo chiesto nell'interrogazione».

La Bebè card, fra l'altro, assomiglia molto al «reddito di cittadinanza», che è stato concepito dal Movimento 5 Stelle e adesso inserito nella manovra economica sempre per volontà della componente grillina del governo. La Bebè card milanese è una carta arancione, con piccoli disegni di biberon, stelline e caramelle. Sopra c'è scritto «reddito di maternità - Comune di Milano». Sul supporto elettronico viene caricato il contributo mensile di 150 euro e il dispositivo funziona come una carta acquisti elettronica prepagata. Prima, dall'autunno del 2016 il contributo era stato fornito tramite buoni spesa, poi l'anno scorso la svolta, con questo «bancomat comunale» che la giunta ha destinato a una platea vasta, vale a dire tutte le mamme residenti a Milano che hanno avuto un bimbo e sono in possesso di alcuni requisiti: cittadinanza italiana o di uno dei paesi dell'Unione europea, cittadinanza non comunitaria con status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria, cittadinanza non comunitaria con regolare permesso di soggiorno della durata di almeno un anno. Accanto a questi requisiti, quelli economici: la mamma deve essere casalinga o disoccupata, non aver beneficiato di alcuna forma di tutela economica della maternità dal datore di lavoro e non aver superato i limiti di reddito.

Stando agli annunci, al reddito di maternità il Comune aveva destinato circa 7,4 milioni per il triennio 2017-2019, stimando che sarebbero state circa 1.600 le famiglie beneficiarie. A un anno di distanza, ecco l'esito denunciato dal centrodestra. «Le percentuali - commenta Sardone - fanno il paio con quelle del Rei creato dal passato governo targato Pd: a Milano il 67-68% del Rei è finito a famiglie extracomunitarie.

Per quanto riguarda le misure di sostegno al reddito per le famiglie la percentuale, per il 2016, era del 65% per famiglie extracomunitarie. Numeri - conclude - che ancora una volta confermano l'ossessione della sinistra per gli immigrati e il fatto che le misure di sostegno contro la povertà sono scandalosamente orientate a favorire gli stranieri».

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