"Un milione di dosi oggi alle Regioni". Figliuolo ha pronta anche la task force

Le Regioni sotto accusa per i ritardi chiedono più fiale. Sbloccate nel vertice con Draghi e Gelmini: 7,5 milioni a marzo. Esercito e Protezione civile pronti a supporto degli hub. Obiettivo: gli over 80

"Un milione di dosi oggi alle Regioni". Figliuolo ha pronta anche la task force

Il governo mette a punto il piano per accelerare la campagna vaccinale. Ieri si è svolto un briefing decisivo tra il premier Mario Draghi, il commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione civile Francesco Curcio. Ma intanto si apre lo scontro tra l'esecutivo e le Regioni, accusate di essere in ritardo nella somministrazione delle dosi. Contestazioni che i governatori rimandano a Roma: «Le dosi sono insufficienti».

La risposta dal governo arriva subito: «Nelle prossime 24 ore un milione di dosi del vaccino Pfizer verranno distribuite alle Regioni, interessando 214 strutture sanitarie», assicura il generale Figliuolo. Mentre entro fine mese (chiusura primo trimestre) saranno oltre 14 milioni i vaccini distribuiti alle Regioni. In particolare, il totale di marzo sarà di circa 7,5 milioni di dosi, mentre i parziali cumulati di gennaio e febbraio sono stati pari a 6,5 milioni. Aprile - nelle intenzioni del governo - dovrebbe essere il mese della svolta. Dell'atteso cambio di passo.

Il 25 e 26 marzo è in programma un Consiglio europeo nel quale sarà affrontato il problema del reperimento delle dosi. Il dossier è nelle mani del premier Draghi che ha già fatto capire la linea: se le case farmaceutiche con cui l'Ue ha stretto accordi dovessero ancora ritardare la consegna dei vaccini, l'Italia sarebbe pronta a muoversi in autonomia, trattando direttamente con le Big Pharma. Domani il premier riferirà alle Camere in vista dell'appuntamento europeo. Altra spinta dovrebbe arrivare a metà aprile, con la consegna all'Italia del vaccino monodose Johnson & Johnson.

Il timore principale del governo è la diversa velocità nelle somministrazioni da parte delle Regioni. Ieri il capo dell'esecutivo si è confrontato con il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: si punta a rafforzare la collaborazione e il coordinamento con le Regioni impegnate a dare tempestiva attuazione al nuovo piano vaccinale. Figliuolo e Curcio lavorano parallelamente a una struttura centralizzata per la campagna vaccinale: una regia centrale dotata di squadre di pronto intervento, medici, infermieri e personale di Protezione civile ed esercito, in grado di sopperire con logistica propria a eventuali difficoltà delle Regioni. L'obiettivo è di arrivare a metà aprile con una media giornaliera di 500mila dosi.

Obiettivo lontano ma non per colpa delle Regioni, accusa il governatore della Liguria Giovanni Toti: «Per avere 500mila vaccini al giorno bisogna avere 500mila dosi, cosa da cui siamo lontani ed è questa la prima cosa di cui dovrebbe occuparsi il governo. Poi ben vengano le task force nazionali per dare una mano». Sulla stessa linea il presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna: «Occorre bussare alla porta non alle Regioni ma a chi ha stipulato i contratti cioè all'Ue e ai governi nazionali che hanno fatto i piani».

C'è un altro scoglio, il primo, da superare: l'immunizzazione degli anziani. La strategia per categorie, non per età, adottata fino ad oggi, si è rivelata fallimentare. La campagna vaccinale per gli anziani sarebbe dovuta terminare entro l'inizio di marzo: a oggi solo il 15 % degli ultraottantenni è vaccinato. Un flop. Si cambia schema: non più vaccinazioni per categorie ma la scelta avverrà per fasce di età.

Mettendo in campo anche l'opzione della vaccinazione a domicilio con il reclutamento dei medici di base e farmacisti da inserire nella platea dei vaccinatori. Il primo risultato da portare a casa, con la nuova gestione, è l'abbassamento della letalità tra gli anziani.

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