Militanti in rivolta: bella democrazia

Proteste per la chiusura anticipata del termine e la scomparsa dei moduli

Militanti in rivolta: bella democrazia

Roma È di nuovo la rete a tirare un colpo basso ai pentastellati. Loro che dal web, attraverso la cosiddetta piattaforma Rousseau, hanno lanciato il manifesto della democrazia trasparente sono inciampati nella ragnatela del sistema. E questa volta l'intrusione degli hacker all'interno del portale di M5s non c'entra per niente. È stata piuttosto una questione di «in» e di «out» per partecipare alle primarie per la scelta del candidato premier. La scadenza era stata stabilita alle fatidiche ore 12 di ieri. E invece alle 10 e 45 la pagina dedicata al premierato sul portale degli iscritti al M5s aveva chiuso i battenti.

C'è voluto poco tra i simpatizzanti e i frequentatori del sito di Grillo a passare dall'indirizzo «Premier del M5s» ai social network e mandare in rete una sequela di post per denunciare la scomparsa prematura del modulo online. Magari costoro avrebbero solo voluto gareggiare in rete con il supercandidato premier Luigi Di Maio e contare i consensi. E invece no. Non è stato possibile. Apri, chiudi e fine della storia. In contraddizione con quanto da qualche giorno era stato divulgato sul profilo degli iscritti al movimento per consentire, a chi voleva, di proporre la propria candidatura.

Inevitabile la rivolta della base pentastellata che si è interrogata, proprio sulle piattaforme social, sulle modalità di voto, sulle regole e altrettanto sulla veridicità dei risultati. I post impazzano e puntano il dito sul «cambiamento democratico» e su un «realistico ricorso al voto» ipotizzando che «dietro i risultati pubblicati c'è poca verità dei fatti». Il post che apre il dibattito è di Luca «Mi volevo candidare. Ho trovato la pagina chiusa, qualcuno ha contravvenuto alle regole». Le risposte che si susseguono sono quelle di Tommaso che con una punta di ironia scrive: «Importante è saper leggere le regole», e Roberto: «Tu credi ancora a quelli?» in riferimento ai proclami di trasparenza. Poi incalza Giuseppe «come possiamo pensare a un cambiamento democratico così», e ancora «è una bufala». Già.

Perché non è la prima volta e forse non sarà neppure l'ultima in cui viene ipotizzato che qualcuno dal back-end del portale possa manipolare dati, proiezioni e gradimento. Insomma chi naviga in rete e conosce i siti web sa bene quanto sia semplice cambiare le regole del gioco. Anche in corsa.

E Beppe Grillo ha dato prova di averlo già sapientemente sperimentato. A giugno, malgrado le decisioni della rete per la candidatura a sindaco di Genova, il comico garante della politica movimentista, aveva messo alla porta la più votata Marika Cassimatis. E non mancarono i rumors, nel giugno 2016, sulla candidatura di Virginia Raggi a sindaca di Roma, supportata ampiamente da Di Maio, contro Marcello De Vito spalleggiato invece da Roberta Lombardi e Paola Taverna.

Occhi aperti

quindi a quanto accadrà in Sicilia da qui a pochi giorni quando Grillo e Casaleggio Jr si ritroveranno a spuntare le candidature, anche queste partorite da primarie sul web, dei riempilista all'Assemblea di Palazzo d'Orleàns.

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