Dazi, guerre e fronte interno: i primi 100 giorni della presidenza Trump

Da quando è tornato alla Casa Bianca, il tycoon ha dato il via a una politica estera aggressiva, scatenando una guerra commerciale e puntando sulla risoluzione del conflitto in Ucraina

Dazi, guerre e fronte interno: i primi 100 giorni della presidenza Trump
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Sono passati 100 giorni da quanto Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, travolgendo l’ordine mondiale come un ciclone. E stando a fonti citate da Reuters, nei prossimi 100 ci saranno "molti siluri sott'acque" e il leader di Washington si concentrerà su accordi economici e sui colloqui di pace. Il secondo mandato del presidente è iniziato con l’avvio di una guerra commerciale su scala globale a colpi di tariffe, duri contrasti con i partner della Nato e una politica estera dominata dai tentativi, per ora senza successo, di far terminare la guerra in Ucraina, uniti a un sostegno totale a Israele nel suo conflitto contro i terroristi di Hamas.

A tutto questo, si aggiungono le sue intenzioni di espandere territorialmente gli Stati Uniti, con l’annessione di Canada, Groenlandia e del canale di Panama. La sua politica spesso imprevedibile, il tycoon ha causato degli scossoni non da poco, in particolare a Wall Street e nelle Borse del resto del mondo, che hanno accolto con un profondo rosso le decisioni di Trump in materia di dazi. Ma, secondo gli esperti, potrebbero esserci delle ripercussioni durature anche al livello dei rapporti con gli alleati storici di Washington.

Diversi Paesi europei hanno iniziato a potenziare il proprio settore della difesa in vista di un possibile disimpegno americano in Europa, Bruxelles ha messo a punto un piano di ritorsione nel caso in cui i negoziati sulle tariffe dovrebbero fallire e, spostando la lente sull’Asia, in Corea del Sud si è acceso il dibattito sulla creazione di un proprio arsenale nucleare. Sono anche cresciute le ipotesi sul fatto che l’atteggiamento del presidente Usa possa spingere i partner nelle braccia della Cina, almeno per quanto riguarda la sfera economica. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha incontrato Xi Jinping a Pechino all'inizio di aprile e il Dragone ha recentemente dichiarato di aver avuto uno scambio di opinioni con l'Ue sul rafforzamento della cooperazione commerciale.

La Casa Bianca ha respinto con durezza l’idea che Trump abbia danneggiato la credibilità degli Stati Uniti, sottolineando la necessità di fare pulizia dopo la “leadership inconcludente” di Joe Biden sulla scena mondiale. Infine, in patria, i critici del presidente hanno sollevato l’allarme per quelli che considerano come segnali di arretramento democratico.

Tra questi, gli attacchi verbali ai giudici, le pressioni contro le università e le deportazioni di immigrati illegali, alcuni dei quali sono stati spediti in una famigerata prigione a El Salvador. Nonostante tutto, Donald Trump sembra intenzionato a proseguire sulla sua strada, sempre fedele al motto “Make America great again”.

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