Come spesso accade in Italia, è la via giudiziaria a indirizzare lo sviluppo degli eventi. Oggi stando a quanto risulta al Giornale il Tribunale di Roma potrebbe decidere che 170 ex dipendenti Alitalia avevano il diritto di essere assunti da Ita Airways perché tra le due compagnie non c'è stata discontinuità, ma si è trattato semplicemente della cessione di un ramo d'azienda, quello delle attività di volo. La sentenza di oggi segue quella del 15 giugno scorso, sempre del Tribunale del lavoro di Roma, che aveva stabilito il reintegro in Ita di 77 lavoratori con effetto retroattivo, cioè dal 15 ottobre 2021, data di nascita della nuova compagnia.
Quella di oggi potrebbe insomma diventare la scossa capace di minare il percorso verso la progressiva cessione di Ita ai tedeschi (che avranno il 100% nel 2033). Il fatto è che il contratto sottoscritto tra il Tesoro e la compagnia tedesca, messo a punto dal presidente di Ita Antonino Turicchi, contiene clausole che si stanno rivelando fortemente penalizzati per Ita. Una in particolare: è stabilito che Lufthansa potrà sciogliere l'accordo senza penali se le nuove assunzioni imposte dai tribunali supereranno il numero di 100. Dunque, i tedeschi potrebbero già oggi essere nelle condizioni contrattuali di pronunciare un «arrivederci e grazie» senza nulla dovere. Tuttavia, per il momento a Lufthansa non dovrebbe convenire rinunciare all'acquisizione: la tattica sembra piuttosto quella di rallentare l'acquisto, perchè Ita, che probabilmente nei prossimi mesi vedrà ridursi il forte miglioramento dei conti realizzato nella stagione estiva, più andrà avanti sola e meno avrà possibilità di consolidare i buoni risultati si qui ottenuti. Nel contratto, sottoscritto forse un po' troppo frettolosamente, figurano altre clausole non proprio equilibrate. Per esempio, stabilito che Lufthansa pagherà 325 milioni per il 41% del capitale di Ita basandosi sulla situazione patrimoniale di giugno, ogni miglioramento eventuale che fosse raggiunto non produrrà alcun beneficio all'azionista Tesoro.
Un'asimmetria che di norma non figura nei contratti di compravendita. Per esempio, il fatto che a cavallo dell'estate il profitto lordo di Ita sia balzato di quasi il 50% rispetto al piano concordato, non produrrebbe alcun beneficio all'azionista-venditore (il Tesoro appunto) qualora lo scambio fosse finalizzato in queste settimane. Ciò, nonostante tutte le decisioni assunte dal team di Turicchi nell'ambito del piano debbano essere comunicate a Lufthansa che vanta anche il diritto di autorizzare le spese e le decisioni extra-piano. E ciò senza aver sborsato finora un solo euro.
Legittimo chiedersi se il governo italiano nel caso in cui Lufthansa tirasse un po' troppo la corda abbia in serbo un'alternativa. In questo senso sono state lette nei giorni scorsi le dichiarazioni del gruppo Msc-Aponte che sono apparse come un nuovo segnale d'interesse. Difficile comunque pensare che in tempi brevi salti tutto: le parole di Aponte possono semplicemente significare noi ci siamo.
Ricordiamo che oggi Ita ha circa 4.700 dipendenti; sono 1.100 gli ex Alitalia che hanno chiesto di essere reintegrati, ai quali si potrebbero aggiungere altri 3.500 lavoratori che non hanno ancora avviato i ricorsi e che oggi risultano essere in cassa integrazione a zero ore.
Ita da parte sua minimizza la svolta giudiziaria ricordando che negli ultimi mesi le sentenze a essa favorevoli (che hanno cioè accertato la discontinuità tra Alitalia e Ita) sono state 34, mentre quelle contrarie sono state due, l'ultima del tribunale di Milano datata 8 settembre, che ha accolto i ricorsi di 71 lavoratori.
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