Il ministro dell'Interno libico, Imad al Trabelsi, è stato fermato all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi e secondo alcune fonti aveva con sé 500mila euro in contanti. Alla sicurezza avrebbe detto che i soldi gli servivano per le vacanze. La notizia è subita rimbalzata sui social di informazione libici. Fonti di Tripoli smentiscono che avesse mezzo milione di euro, ma confermano il momentaneo fermo, spiegando che il nome era registrato nei sistemi computerizzati di allerta per connessioni con traffici illeciti e contrabbando.
«Prima della rivolta contro Gheddafi faceva il camionista, in realtà con un piccolo furgone. Non aveva un soldo. Poi è diventato un capo dei miliziani di Zintan e si è arricchito» spiega una fonte del Giornale a Tripoli. La sicurezza francese, dopo averlo interrogato, ha lasciato andare Trabelsi, ma sembra che il ministro dovrà giustificare davanti a un giudice il possesso e la provenienza del denaro in contanti. La cifra di mezzo milione è trapelata sulla tv satellitare Al Arabya. Il ministro era volato a Parigi dopo la riunione del Consiglio arabo dei responsabili dell'Interno, a Tunisi.
Se la notizia venisse confermata provocherà un certo imbarazzo in Italia. Il 21 febbraio Trabelsi era ospite al Viminale per la prima riunione operativa dopo il rilancio della collaborazione con la Libia, in seguito alla visita del premier Giorgia Meloni a Tripoli. A Roma, con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, si affrontava «il tema del contrasto al traffico di migranti e un focus è stato dedicato alla cooperazione tra le forze di polizia italiane e libiche nella lotta alla criminalità organizzata».
Trabelsi è un capo bastone della roccaforte miliziana di Zintan, a ovest di Tripoli. Il capo del governo di Unità nazionale, Abdel Hamid al-Dbeibah, lo ha nominato ministro dell'Interno il 6 novembre. Un «premio» per averlo salvato da milizie avverse negli scontri a Tripoli dello scorso anno.
La carriera di Trabelsi è stata fulminante: prima comandante delle forze di Sicurezza generale a Tripoli, numero due dell'intelligence, poi sottosegretario agli Interni, e infine ministro dell'Interno. Il problema è che lo stesso Dipartimento di stato americano nel 2018 lo additava come capo milizia che faceva la cresta sul traffico illegale di petrolio verso la Tunisia. Riceveva «5.000 dinari libici (3.600 dollari) per ogni autocisterna contenente prodotti petroliferi contrabbandati attraverso i posti di blocco sotto il suo controllo nel nord-ovest della Libia» si legge nel rapporto ripreso da un panel dell'Onu. Il 23 giugno 2022 il governo gli ha consegnato assieme a un altro capo milizia, l'equivalente in dinari libici di 7 milioni di dollari. I soldi sarebbero serviti per creare una fantomatica forza di polizia del deserto per controllare i porosi confini da dove arrivano i migranti africani. Amnesty international aveva già denunciato che Trabelsi ha scalato i vertici della sicurezza «nonostante il coinvolgimento nei crimini contro i migranti e i rifugiati, comprese sparizioni forzate». Si sospetta che nel contrasto all'immigrazione illegale avrebbe favorito uno o l'altro trafficante di uomini, che mandano i barconi in Italia. E per di più gestisce i fondi europei per i migranti e la lotta al traffico.
Quando è stato nominato all'Interno, Ahmed Hamza, capo della Commissione per i diritti umani in Libia, aveva protestato duramente con il premier Dbeibah: «Non attribuisce alcuna importanza ai diritti umani e alle sue vittime - ha dichiarato - Dovrebbe essere dietro le sbarre, non al ministero dell'Interno libico». Tutte notizie risapute dalla nostra intelligence.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.