Il vecchio Pci ha campato decenni sul mito della minoranza virtuosa oppressa da una maggioranza reazionaria. E questa, già archiviata dalla storia, è solo una delle tante lacerazioni che feriscono l'Italia dinanzi ai grandi temi. Lo schema non cambia mai: chi si ritrova in maggioranza (dalla politica ai nodi etici) è portato a rintanarsi nel bunker delle proprie idee dinanzi a chi lo affronta in modo aggressivo nel nome della modernità o di un superiore concetto di libertà personale.
Lo stesso sta accadendo sulla questione vaccini e, a cascata, sull'obbligo del green pass. I numeri lasciano spazio a pochi dubbi. A ieri sera risultava vaccinato con una dose l'82,13% degli italiani over 12, oltre 44 milioni. La percentuale sul ciclo vaccinale completo è del 76,24%, ovvero superiore ai 41 milioni di soggetti. Sono cifre impressionanti che, se dovessero essere trasferite in una consultazione elettorale, risulterebbero plebiscitarie.
Ormai non si torna più indietro. Anzi, il green pass obbligatorio ha convinto migliaia di dubbiosi e messo il turbo al numero delle vaccinazioni di giornata. Agli irriducibili restano la virulenza della protesta e le argomentazioni da élite illuminata che non si fa intruppare da governanti, virologi e multinazionali.
Forse è il momento che il pari orgoglio venga rivendicato da chi ha scelto di contribuire alla ripresa dell'economia e dell'attività sociale sottoponendosi al vaccino, più per dovere sociale che per convinzione scientifica. La raccolta di firme per abrogare il green pass in un referendum rappresenta il tentativo velleitario di rovesciare un tavolo ormai saldo. E, finalmente, tante voci lanciano una controprovocazione: la discesa in campo di questo nuovo corpo sociale anti Covid. Un costituzionalista del calibro di Michele Ainis sprona gli italiani, in caso di consultazione referendaria, a fare valere alle urne il proprio 80% per legittimare definitivamente una questione fin troppo dibattuta.
Hanno suonato tutte le campane, comprese anche argomentazioni sensate di chi non la pensa come la gran parte del Paese. Ma è davvero giunto il momento di lasciare ai social e a politici spregiudicati tesi estreme che presto saranno sostituite da nuove elucubrazioni quando si parlerà di nuovi argomenti.
La maggioranza silenziosa sbeffeggiata sul web da voci mediatiche più potenti non ha bisogno di urlare per suggellare la propria scelta di buon senso. Un po' come ha fatto il premier Draghi: l'obiettivo è salvarci e ripartire, raggiungiamolo senza troppe chiacchiere.
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