Alle volte una fotografia è più eloquente ed illuminante di ogni commento. È il caso di quella che ha immortalato le più alte cariche dello Stato riunite al Quirinale in occasione degli auguri di Natale del presidente della Repubblica. Accanto a Sergio Mattarella ci sono il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldini. E tutti e tre si scambiano sorrisi che non sembrano solo imposti dal protocollo. Accanto a loro il presidente del Consiglio Matteo Renzi non sorride affatto e mostra un viso piccato e corrucciato. Come i ragazzi che a una festa non si divertono affatto. Le foto, ovviamente, colgono momenti. Che possono essere anche particolari ed ingenerare sensazioni sbagliate. Ma quella del Quirinale sembra fatta apposta per testimoniare il progressivo isolamento in cui sembra essersi cacciato Matteo Renzi a causa del suo stile di far politica identificando di volta in volta un nemico da combattere.
Quando ha incominciato proponendosi come il campione della rottamazione dei vecchi del Pd e puntando dritto contro Massimo D'Alema sembrava che la sua fosse la strategia più innovativa e vincente della politica italiana. Dopo «Baffino» il nemico è diventato Enrico Letta, successivamente Stefano Fassina e le diverse anime in pena della sinistra del proprio partito, a cominciare da quella di Pier Luigi Bersani. E poi, mano a mano che si consolidava nel suo ruolo di «uomo solo al comando», ha incominciato a puntare sui nemici esterni al partito iniziando da Silvio Berlusconi con l'elezione a sorpresa di Mattarella e con l'attivazione della «quinta colonna» Verdini e facendo bene attenzione a non dimenticare di alienarsi le simpatie non solo di Grasso e della Boldrini, considerati eredità bersaniana, ma anche di quegli stessi alleati di maggioranza (i rappresentanti di Ncd e di Scelta Civica) a cui non esita a contestare la sostanziale irrilevanza. E il catalogo non si ferma qui. Perché negli ultimi tempi, dopo aver registrato che ad avercela con lui ci sono non solo i rappresentanti delle opposizioni ma anche i suoi esponenti di punta nei territori (da Emiliano in Puglia a De Luca e Bassolino in Campania fino a Pisapia a Milano), ha incominciato a scegliersi alcuni significativi nemici esteri come la Merkel ed i vertice dell'Unione europea ed un tradizionale intoccabile delle istituzioni nazionali come il governatore della Banca d'Italia Visco. Quest'ultima mossa non è sfuggita a Sergio Mattarella.
Che non è un presidente interventista alla Napolitano ma è un siciliano con un forte senso dello Stato e dei suoi equilibri. Così nel catalogo dei nemici del premier è finito anche lui. Come ha testimoniato la fatidica fotografia quirinalesca. In passato molti nemici davano molto onore. Adesso possono portare tanti guai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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