Monti vede già nero: "Draghi si dimette? Danni gravi"

La profezia drastica del senatore: "Questa crisi può provocare gravi danni e infiniti lutti"

Monti vede già nero: "Draghi si dimette? Danni gravi"

Mario implora Mario di restare alla guida del governo. Le previsioni fatte sono drastiche, ma sullo sfondo c'è un precedente che potrebbe limitare gli effetti negativi. Motivo per cui Mario Monti non si abbatte e rivolge lo sguardo alla permanenza di Mario Draghi alla guida dell'esecutivo fino alla nascita del nuovo governo. Un modo per far restare il presidente del Consiglio in carica, con i poteri previsti, fino a quando non si terranno le elezioni.

La profezia di Monti

In sostanza il senatore ritiene che i compiti del premier Draghi non siano finiti, visto che all'orizzonte potrebbe esserci uno scenario che finirebbe per combaciare con un precedente ben definito. Oggi potrebbe infatti ripetersi quanto accaduto 28 anni fa: a gennaio 1994 il presidente della Repubblica Scalfaro ricevette le dimissioni di Ciampi e le respinse. Poi convocò i presidenti di Camera e Senato e indisse le elezioni, ma il governo comunque "restò in sella".

Ecco perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella potrebbe seguire questa strada e far sì che il governo Draghi resti nella pienezza dei suoi poteri. Il motivo di tale scelta sarebbe dettato dalla necessità di andare oltre gli affari correnti, per "essere in grado di impostare la legge di bilancio e procedere nella gestione del Pnrr".

Il monito ai partiti

Monti, intervistato da La Stampa, ritiene che siamo di fronte a una crisi che potrebbe rivelarsi gravissima: "Potenzialmente in grado di provocare gravi danni e 'infiniti lutti'". Tuttavia potrebbe essere "contenibile negli effetti di cui è capace": la sua sensazione è che le negatività potrebbero essere quantomeno mitigate se si dovesse sposare il precedente Ciampi. Effettivamente il governo non è stato sfiduciato e la scorsa settimana le sue dimissioni erano state respinte, congelate almeno fino a questo momento.

Il senatore aveva escluso lo scenario di un abbandono volontario. "Invece è successo che la gestione di una carta ha fatto crollare tutto il castello e, di fatto, la maggioranza non c'è più", ha fatto notare. E ha puntato il dito contro i partiti, accusati di posizionarsi in vista delle elezioni senza tenere in considerazione l'interesse del Paese: "Si è avuta una reazione psicologica a catena, negli ultimi giorni, perché il centrodestra si è ritenuto trattato con minore riguardo del Pd. Sono intervenute delle asserite asimmetrie millimetriche molto lamentate".

Infine Monti ha messo Giuseppe Conte e Matteo Salvini sulla lista

del biasimo. Nello specifico ha imputato al leader del Movimento 5 Stelle e al segretario della Lega la colpa di aver "disturbato il manovratore in corso d'opera, in misura esasperata in questi ultimi tempi".

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