Le indicazioni dei partiti erano chiare. Ciascuna forza politica era collegata a un candidato presidente e aveva suggerito ai propri elettori di votarlo. La gran parte, come era prevedibile, ha obbedito. Ma una quota, seppure minoritaria, ha assunto un comportamento diverso, scegliendo un altro candidato.
I flussi elaborati da Opinio Italia per la Rai ci permettono di evidenziare questi comportamenti difformi e di rilevare i «tassi di obbedienza» per ciascun partito.
In Lombardia la fedeltà alle indicazioni risulta generalmente molto elevata. In particolare tra i votanti del Carroccio si supera il 90% di consensi per Fontana, anche perché, evidentemente, è un esponente del proprio partito. Un po' inferiore (81%) è il tasso di obbedienza degli elettori di Forza Italia: tra costoro, infatti, quasi il 9% ha disertato Fontana e ha preferito optare per Letizia Moratti. Qui si gioca, evidentemente, l'attrazione che la ex vicepresidente della Regione mantiene tutt'ora nell'elettorato azzurro. Peraltro, era proprio questo il flusso (da Forza Italia al Terzo Polo) su cui la Moratti aveva basato le sue ambizioni. Esso si è effettivamente verificato, ma in misura decisamente inferiore agli auspici della candidata, che ha comunque ottenuto anche il 4% dei consensi tra gli elettori leghisti (peraltro, un piccolo flusso verso la Moratti, 5%, si registra anche tra i votanti del Pd e, perfino, fra i pentastellati).
L'attrattività personale su cui la Moratti contava ha dunque in parte funzionato, tanto da ottenere quasi il 16% dei voti «solo per il presidente»: una quota notevole di elettori la ha quindi votata senza scegliere nessun partito.
Paradossalmente, tuttavia, questa stessa attrattività personale non ha funzionato per la Moratti tra gli elettori di Azione e Italia Viva, malgrado fossero proprio questi i partiti che l'hanno candidata. Proprio qui, infatti, si registra il tasso di defezione maggiore: solo il 56% dei votanti per il terzo Polo ha effettivamente scelto la Moratti. Il 23% ha invece preferito optare per Majorino, mentre il 17% ha votato Fontana. Ha giocato, evidentemente, la logica del voto utile per il quale si è preferito, pur votando il Terzo Polo, scegliere poi uno dei due candidati maggiori.
Anche nel Lazio si trovano tassi di obbedienza molto elevati sia in Fratelli d'Italia sia in Forza Italia. Il dato è invece inferiore (84%) tra i votanti del Pd, ove quasi il 7% ha preferito scegliere Donatella Bianchi, del M5S. Si tratta, in questo caso, forse, di quella quota di elettori democratici delusa per la mancata alleanza con i pentastellati.
Peraltro, è proprio tra questi ultimi che si rileva in Lazio il tasso di obbedienza minore (72%). Quasi il 12% dei grillini ha infatti preferito votare per Rocca. Ancora, più del 14% ha voluto dare il «voto utile» scegliendo Alessio D'Amato.
Quello praticato dagli elettori
è stato dunque un voto parzialmente frastagliato, in cui ha giocato anche qualche profilo personale, in particolare quello della Moratti e, specialmente, la logica, diffusa in una minoranza consistente, del «voto utile».
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