Morti e contagi, i costi umani dello stop

La vita, alla fine, è una grande bilancia. Si mettono sui piatti gli ingredienti a disposizione e si vede cosa pesa di più.

Morti e contagi, i costi umani dello stop

La vita, alla fine, è una grande bilancia. Si mettono sui piatti gli ingredienti a disposizione e si vede cosa pesa di più. E si sceglie di conseguenza.

L'eccessiva cautela dell'Italia e dell'Europa tutta sulla campagna vaccinale che è la più grande guerra mondiale degli ultimi settantacinque anni, rischia di avere un prezzo altissimo in termini di caduti sul campo. Perché la guerra qualche vittima la richiede, e l'unica strategia vincente, alla fine, è quella di minimizzare il pedaggio in termini di vite, senza inseguire l'utopia di un rischio zero. Certo: andatelo a dire alle famiglie delle persone morte dopo il vaccino. Ma la storia è una cosa da guardare da lontano. Essere troppo vicini esaspera il dettaglio ma fa perdere il quadro d'insieme.

Lo stop al vaccino AstraZeneca (stop di cui ieri l'Ema ha fondamentalmente dimostrato l'inutilità) costerà molto. È durato quattro giorni e ha fatto perdere, soltanto in Italia, duecentomila vaccinazioni, che dovranno essere recuperate. Quando non si sa. La campagna vaccinale dei Ventisette è stata finora una gimkana tra ritardi, forniture mancate, baruffe tra Paesi di serie A e di serie B, vaccini a tre stelle e da discount. Le lentezze dell'approvvigionamento centralizzato e l'ipergarantismo da euroburocrate non fanno immaginare che nelle prossime settimane - che già dovrebbero essere sperabilmente destinate a una accelerata finora sempre promessa - si riesca a recuperare il tempo perduto. Davvero credete che un'automobile progettata per andare a 250 all'ora e che finora ha smarmittato a 80 d'improvviso potrà andare a 260?

Il tempo perso non si recupera. E il tempo mai come oggi si converte in salute, in morte. I conti si possono fare a spanne, ma portano solo in una direzione. Ogni giorno in Italia vengono contagiate circa 25mila persone, ovvero quattro persone su 10mila. Rinviare 50mila vaccinazioni per quattro giorni vuol dire condannare al contagio almeno ottanta persone che avrebbero potuto evitarlo. Non solo: visto che il tasso di mortalità, calcolato sul totale dei contagi dall'inizio dell'emergenza, è del 3,15 per cento, questi ottocento contagi produrranno statisticamente 2,5 morti inutili.

Ma questo è un calcolo prudenziale, fatto per difetto il calcolo vero va visto nel lungo periodo. I ritardi si accumulano, e ogni giorno che ci allontana dall'obiettivo dell'immunità di gregge lo paghiamo al prezzo stabilito dal bollettino che plana sulle nostre scrivanie ogni sera alle 17. Se a causa di stop-and-go, ritardi, psicosi assortite il fine pena sarà alla fine spostato - mettiamo - di un mese, sarà stato un mese di contagi e morti inutili. Al cambio attuale, un mese significa 600mila contagi in più e 9mila morti.

Sarà questa la Spoon River che dovremo piangere, quelli che dormiranno su una collina edificata dall'irragionevolezza, dalla paura, dalla mancanza di un senso collettivo di responsabilità. Chi si ferma non è saggio, ma è perduto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica