I caccia israeliani hanno bombardato due volte, ieri, l'area a Sud-Ovest di Homs sul confine fra Libano e Siria. I bollettini di guerra delle Forze di Difesa dello stato ebraico (Idf) non hanno pubblicizzato molto le azioni. «Gli attacchi aerei si concentrano sugli attraversamenti legittimi e illegittimi per limitare i movimenti degli Hezbollah libanesi e paralizzare il contrabbando di armi», ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani. I bersagli si trovavano al capolinea del corridoio che dall'Iran, attraverso l'Iraq e la Siria porta in Libano. Una via giugulare sciita per uomini e armi, cruciale per la reazione iraniana all'uccisione di Hassan Nasrallah. Ventiquattro ore dopo l'eliminazione del capo di Hezbollah, l'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, ex ambasciatore a Damasco, ha annunciato che «possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981» per la nascita del partito di Dio. La mobilitazione, secondo l'alto esponente del regime iraniano, starebbe iniziando in questi giorni. Non è l'unica mossa dell'Iran, che ha iniziato a reclutare, da giugno, migliaia di miliziani sciiti iracheni, yemeniti, siriani e palestinesi schierandoli a ridosso delle alture del Golan in mano israeliane. Ufficiali della brigata al Qods, la costola dei Pasdaran specializzata nelle missioni all'estero, coordina l'operazione. Fonti israeliane, non confermate, parlano addirittura di un «esercito» di 40mila miliziani pronti a dare man forte ad Hezbollah se Israele invadesse il Libano.
Il volo decollato dall'Iran e diretto a Beirut, poche ore dopo la morte di Nasrallah, bloccato dagli israeliani, che hanno minacciato di abbatterlo sarebbe stato pieno di rinforzi. «L'Iran pare non invii più soldati in Libano perché questo avrebbe provocato una reazione di Israele. C'è stato un aereo iraniano rimandato indietro dai libanesi, quindi questo rischio pare scongiurato», ha dichiarato ieri il ministro egli Esteri, Antonio Tajani, In mezz'ora su su Rai 3.
Gli ayatollah non abbandoneranno al loro destino Hezbollah. Il generale di brigata iraniano Esmail Qaani, comandante della Forza Quds, ha ribadito ieri che l'Iran sosterrà il partito di Dio libanese «fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme». Non si tratta solo di propaganda: sotto le bombe israeliane nel quartier generale di Nasrallah a Beirut è rimasto ucciso anche il generale Abbas Nilforoshan, vice comandante delle operazioni all'estero del Guardiani della rivoluzione. Il ministro degli Esteri degli ayatollah, Abbas Araghchi, ha annunciato, ieri, che la sua morte «non resterà senza risposta». E aggiunto che in Medio Oriente «tutto è possibile, anche la guerra», dopo l'offensiva israeliana contro Hezbollah. I Pasdaran mordono il freno, ma oltre all'invio di «volontari» sarebbero pronti ad agire con una valanga di droni e missili se l'Idf invadesse il Libano. Per ora l'ayatollah Alì Khamenei ha dato ordine di ricostruire in fretta la gerarchia di Hezbollah decimata dalle bombe cominciando dal successore di Nasrallah. E continuare a far arrivare armi e consiglieri militari lungo la dorsale iracheno-siriana fornendo un nuovo sistema di comunicazione al Partito di Dio totalmente «bucato» dal Mossad.
La guerra totale, se non provocata da un'invasione israeliana, è un rischio per gli ayatollah, che coinvolgerebbe le forze americane in Medio Oriente forti di 50mila uomini circa dopo l'arrivo degli ultimi rinforzi, della portaerei Lincoln e di una squadra anfibia dei marines con la portaeromobili da sbarco Uss Wasp.
Un motivo in più per attivare altri asset, come l'unità 901 di Hezbollah contigua ai Pasdaran, comandata dall'imprendibile Talal Hamiyah, specializzato in attentati all'estero. Non è escluso che la «vendetta» si concentri su obiettivi al di fuori dello stato ebraico o esponenti di spicco del governo israeliano.
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