Le mosse disperate dello Zar all'angolo. Elimina le voci critiche e crea un'altra milizia

L'arresto del nazionalista Girkin ultimo atto, messaggio all'Fsb. E trasformerà la Guardia nazionale in un corpo di difesa. Ma Londra: "Non va umiliato"

Le mosse disperate dello Zar all'angolo. Elimina le voci critiche e crea un'altra milizia
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Ora che la Cina sembra pronta a un dialogo più corposo con Washington - la visita «personale» di Henry Kissinger è stato un segnale di potenziali nuove tappe, accolto con più calore rispetto ai rappresentanti ufficiali dell'amministrazione, da Blinken a Yellen - alcuni analisti (anche russi) ritengono che il corso della guerra possa davvero cambiare, a partire dalle crepe nei delicati equilibri dentro la Federazione. La situazione interna al Cremlino appare sempre più tesa.

Gli 007 britannici scrivono a chiare lettere che ormai in Russia non c'è la possibilità neppure del minimo dissenso. E che per questo Putin non vada umiliato. Il primo a dirlo fu Macron; lo ha ripetuto in queste ore Richard Moore, capo dell'MI6, spiegando a Politico che il «compito» è cercare di mettere gli ucraini nella posizione più forte per negoziare, perché la maggior parte dei conflitti si conclude con una sorta di negoziato.

Mentre si puntellano gli aiuti sul campo, si prova a dare il colpo di grazia a un putinismo che sta dando segni di corrosione. Ma senza offendere un intero popolo: «Nessuno vuol umiliare la Russia», è l'invito occhieggiante di Moore ai militari russi: disertare. Tutt'altro che velato, servendosi anzi della stampa come veicolo di reclutamento, si rivolge ai russi stanchi: «Unitevi a noi, la nostra porta è sempre aperta».

Dopo l'affaire Prigozhin (non arrestato solo perché, per la Cia, la vendetta di Putin è un piatto da servire freddo), lo Zar sembra però pronto a mosse forti, se non disperate, per tentare di salvare quel che resta della stabilità interna che tiene in vita il suo potere pressoché assoluto. È in corso un repulisti. L'ultimo atto, l'arresto di Igor Girkin, due giorni fa, parla da sé: era stato uno dei più ferventi sostenitori dell'invasione, ma negli ultimi mesi l'ex «Sparatutto» si e cucito addosso il ruolo di anti-Putin, bollando il presidente come mediocre e codardo: «Nullità». Lo Zar ha lasciato l'ex fuciliere sproloquiare a lungo prima delle conseguenze punitive: consapevole che la rabbia sempre più diffusa degli ultranazionalisti sarebbe stata tenuta a bada (senza esplodere) solo con un volto riconosciuto che la convogliava in un'unica voce. Era stato Girkin a dire che dopo Prigozhin altri avrebbero tentato la rivolta.

Lo zampino occidentale c'è. E sta avendo effetti anche a Mosca. E qui si innesta l'altro inciso di Moore: «Ci prendiamo cura di chi viene a lavorare con noi». Segreto di Pulcinella, ormai disvelato. Putin cerca tutte le mine vaganti, provando anche a trasformare la Guardia Nazionale in un nuovo esercito per uso interno; secondo Kiev, per difesa personale. Da ex ufficiale dei Servizi di Mosca, Girkin ha fatto cadere l'ultimo tabù: le critiche al Cremlino dalle alte sfere, non più mascherate né opacizzate. Il 14 luglio, arrestato quindi l'ex Fsb Mikhail Polyakov per aver speculato su nuovi equilibri al Cremlino; il 18, procedimento penale contro l'ex colonnello del Servizio informazioni delle forze armate russe (Gru) Vladimir Kvachkov, vicino a Girkin; infine lui.

Per i britannici, è probabile che il suo arresto faccia infuriare altri membri dei mil-blogger (compresi elementi dell'esercito russo) che vedono Girkin come un patriota, essendo stato in prima linea nel 2014 in Donbass e nel 2022 in Ucraina. Come un Caronte qualunque, l'apparato russo trascina invece anime d'opposizione segnandone il destino. Così lo Zar cerca di restare in sella. Ma non solo. Pure l'aspetto militare sta prendendo nuove forme; non delle più incoraggianti. Per la statunitense Defense Intelligence Agency Mosca ha trasferito un primo lotto di armi nucleari tattiche in Bielorussia «per deterrenza». A Putin restano poche opzioni: combattere, epurare e (forse) trattare.

A meno che non faccia rapidamente breccia l'opzione Moore sull'esercito, vertici inclusi: «Ritirate tutte le vostre truppe». Ci sono però ancora 5mila Wagner a Minsk e 300mila riservisti pronti a essere schierati. E gli ordigni, in casa dell'amico bielorusso.

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