La mozione anti Santanchè diventa un autogol per Pd-5S

Calenda: "Mossa demenziale, legittimate la Meloni". Iv e Azione si compattano: astensione o fuori dall'Aula

La mozione anti Santanchè diventa un autogol per Pd-5S
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La mossa «demenziale» (parole di Calenda) di Conte e Schlein, con la mozione di sfiducia contro il ministro del Turismo Daniela Santanchè, ricompatta la maggioranza e fa riemergere le divisioni nel fronte delle opposizioni. Il capo di Azione, dopo l'overdose di abbracci e sorrisi con Pd e M5s sul tema del salario minimo, prende le distanze dalla coppia Schlein-Conte sulla mozione di sfiducia, che sarà discussa e messa ai voti mercoledì 26 luglio in Senato a partire dalle ore 10.

«Una sciocchezza messa in piedi da M5s, perché mette la maggioranza in condizione di dire che il Parlamento le ha confermato la fiducia e che non se ne parla più. E un'operazione demenziale, e non ho capito perché il Pd gli è andato dietro. Sai già che perderai. Che senso ha?» - attacca Calenda riferendosi alla mozione contro la ministra meloniana. Non ha tutti i torti sul Pd. Francesco Boccia, capogruppo dei senatori dem, aveva un'idea analoga: «Se si fa una mozione per farsela respingere, è un esercizio parlamentare che non ci appassiona. Se, invece, si fa per guadagnare una giornata politica sui giornali, non è una grande strategia» - diceva il senatore pugliese non più tardi di una settimana fa. Salvo poi ingranare la retromarcia su diktat di Schlein. Il Pd va a rimorchio del M5s. Linea avallata dal fronte giustizialista capitanato da Sandro Rutolo. All'affondo di Calenda replica il capogruppo dei senatori grillini Stefano Patuanelli: «Il Terzo Polo dice che con la mozione di sfiducia al ministro Santanchè abbiamo ricompattato la maggioranza. Dalle dichiarazioni sembra invece che a ricompattarsi (nel non votarla) sia invece il Terzo Polo. Ed è un chiaro segnale politico». Ribatte nel giro di qualche ore di nuovo Calenda: «La questione caro Stefano Patuanelli è molto semplice: se la vostra mozione di sfiducia verrà bocciata, avrete tolto le castagne dal fuoco alla Meloni che potrà dire: il Parlamento sovrano ha confermato la fiducia, cosa volete da me?». Le opposizioni litigano mentre la mozione, sottoscritta anche da Verdi e Sinistra italiana, sbarca in Aula. I numeri però non lasciano spazio a calcoli al cardiopalma. Il voto sarà palese. Il centrodestra parte da 115 voti a Palazzo Madama: il no alla mozione appare scontato. Dubbi sull'orientamento finale del Terzo Polo. Sul tavolo due opzioni: l'uscita dall'Aula o l'astensione. Nelle prossime ore il gruppo Azione-Italia Viva si riunirà per decidere.

Alle tentazioni di renziani di votare addirittura contro la mozione (insieme alla maggioranza) fa da freno il neocapogruppo Enrico Borghi: «Ne parleremo all'interno del gruppo, la mia opinione è che anche in quella occasione dovremo marcare una nostra opposizione differenziata rispetto allo scontro trentennale tra giustizialisti e garantisti che si intercambiano la loro posizione in base a chi è maggioranza e chi è opposizione». C'è anche un altro nodo da sciogliere: Calenda chiede le dimissioni (senza mozione) di Santanchè, per Renzi la ministra deve restare al proprio posto.

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