Muore in aereo il viceministro critico con lo Zar

Malore per Kucherenko di ritorno da Cuba. Gli era già stato ritirato il passaporto

Muore in aereo il viceministro critico con lo Zar
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Sabato scorso si era «ammalato gravemente» su un volo partito da Cuba e diretto a Mosca. Al suo rientro ma la notizia è stata confermata solo ieri - Piotr Kucherenko, viceministro russo della Scienza che viaggiava con una delegazione d'affari del suo Paese, è morto a 46 anni nell'ospedale della cittadina russa di Mineralnye Vody, dove come informa uno scarno comunicato del ministero - l'aereo è stato fatto atterrare e i medici hanno tentato invano di salvarlo. I familiari hanno citato un problema cardiaco, ma è atteso per oggi l'esito di un'autopsia.

Il caso è più che sospetto, perché è noto che il politico russo aveva espresso timori per la sua sicurezza personale dopo che aveva duramente criticato la decisione di Vladimir Putin di invadere l'Ucraina. Testimone di queste dichiarazioni di Kucherenko è il noto giornalista russo Roman Super, che aveva lasciato il Paese poco dopo l'attacco del 24 febbraio dell'anno scorso. Secondo Super, nella sua ultima conversazione con Kucherenko che risale a quegli stessi giorni, il viceministro non solo aveva definito «fascista» l'invasione dell'Ucraina, ma aveva espresso angoscia per la situazione in cui lui e tutti gli altri funzionari russi si erano venuti a trovare.

«Siamo stati tutti presi in ostaggio avrebbe detto Kucherenko a Super nell'esortarlo a fuggire il prima possibile con la famiglia da un Paese dove lo Stato è abbrutito a un livello che non puoi immaginare nessuno può dire niente, altrimenti veniamo schiacciati come scarafaggi. Vattene finché sei in tempo, perché tra un anno non riconoscerai più la Russia». Kucherenko confidava a Super di non riuscire più a dormire, di dover assumere tranquillanti «a manciate» e di volere lui stesso scappare all'estero ma di non poterlo fare «perché ai funzionari sono stati tolti i passaporti, e d'altra parte non c'è più un posto al mondo disposto ad accogliere un vice ministro russo».

Il portavoce del Cremlino ha detto di ignorare le cause della morte di Kucherenko, ma rimane il fatto che dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina tra le élite russe si sono registrati numerosi decessi attribuibili ai servizi segreti. Sono ben tredici gli uomini d'affari e i politici sei dei quali erano dipendenti delle due maggiori aziende russe del settore energetico ad aver perso la vita in circostanze poco chiare: tutti avevano criticato il Cremlino per la guerra. Tra i casi più recenti, quelli della funzionaria militare Marina Yankina, precipitata dal sedicesimo piano di un palazzo di San Pietroburgo, e dell'esponente del partito putiniano Pavel Antov (volato dal terzo piano) e del suo amico Vladimir Bidenov, trovati morti nel dicembre scorso a due giorni di distanza l'uno dall'altro in un albergo in India. Sempre in dicembre era morto all'improvviso, senza una spiegazione ufficiale, il direttore dei cantieri per sottomarini Aleksandr Buzakov. In settembre era toccato al presidente della compagnia petrolifera Lukoil, Ravil Maganov (anche lui volato da una finestra, nel suo caso di un ospedale moscovita) e al manager di Lukoil Aleksandr Subbotin, oltre che all'ex rettore dell'Istituto per l'Aviazione di Mosca Anatoli Gerashchenko, in incidenti mai chiariti.

Poi ci sono Ivan Pechorin, direttore dell'Azienda per lo sviluppo dell'Estremo Oriente e dell'Artico, trovato annegato presso Vladivostok, i dirigenti di Gazprom Leonid Shulman e Aleksandr Tyulakov, morti in casa per «suicidio», i truculenti casi (aprile 2022) dell'ex vicepresidente di Gazprombank Vladislav Avayev, ammazzato con moglie e figlia a casa sua a Mosca, e dell'ex dirigente dell'impresa Novatek (legata a Gazprom) Sergej Protosenya, massacrato con moglie e figlia in un dubbio caso di omicidio-suicidio in Spagna che il figlio superstite denuncia come triplice omicidio.

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