Ci sono anche il cantante neomelodico palermitano e sua moglie Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, tra le 27 persone arrestate ieri all'alba nell'ambito di un'inchiesta del Ros, dei carabinieri di Napoli e della Dda che ha disarticolato il clan Di Lauro. L'organizzazione malavitosa recentemente aveva avuto una «svolta imprenditoriale» reinvestendo il denaro sporco in diverse attività. Il cantante - noto tra gli amanti del genere, con vari dischi e successi alle spalle, tra cui un'esibizione nel 1995 al Forum di Assago e la partecipazione a «Ballando con le stelle» - è accusato con la moglie di collusione con la camorra per aver aiutato Vincenzo di Lauro, figlio del boss storico Paolo, detto «ciruzzo ò milionario», a trovare nuovi sbocchi commerciali. Insieme avrebbero investito i proventi illeciti in vari business, tra i quali un brand di abbigliamento denominato «Corleone» e una bevanda energetica chiamata «9 mm», come il calibro delle pistole. Nomi che ammiccano al mondo della criminalità organizzata. Il gruppo sarebbe passato da omicidi, droga ed estorsioni al riciclaggio del denaro sporco S attività ritenute meno rischiose attraverso società intestate a prestanome con le quali il clan gestiva, tra le altre cose, una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati. Anche il contrabbando di sigarette dall'est, in particolare dalla Bulgaria e dall'Ucraina, faceva parte del «core business» dei Di Lauro, con l'importazione di circa una tonnellata e mezza di «bionde» che hanno rifornito i mercati illegali. Colombo e consorte avrebbero anche finanziato una fabbrica abusiva che avrebbe prodotto fino a 400 casse di sigarette illegali destinate ai distributori al minuto.
Finora, oltre che per i successi musicali di Colombo, la coppia era nota in particolare per il loro sfarzosissimo e contestatissimo matrimonio, celebrato nel Maschio Angioino di Napoli nel 2019. Non solo il corteo nuziale, con tanto di carrozza bianca trainata da cavalli, giocolieri e trampolieri bloccò letteralmente il traffico della zona, ma l'ingresso degli sposi venne salutato da uno squillo di trombe suonate da cinque ispettori della polizia penitenziaria che per questo - grazie ai video messi in circolazione - vennero identificati, sospesi e poi licenziati. Non solo polemiche, sulle nozze venne anche aperta un'indagine della Procura Antimafia partenopea, in particolare sul concerto andato in scena il giorno prima per l'addio al nubilato in piazza del Plebiscito.
Nell'inchiesta sono coinvolti anche un finanziere e un doganiere, non ancora individuati, che erano a «busta paga» del clan Di Lauro. «Io avevo il finanziere che mi faceva uscire con il camion... quando passava si girava... lui prendeva 2.200 euro al mese», dicono alcuni degli indagati in un'intercettazione.
«Io avevo due finanzieri, avevo due doganieri e stavo io. Io ero quello che le caricava sul camion...», si sente dire in un altro dialogo. Tra gli arrestati anche un autista che prestava servizio per la Direzione Distrettuale Antimafia.
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