Grola, l’anima della Valpolicella Classica di Allegrini

La cantina di Silvia, Francesco, Giovanni e Matteo Allegrini ha presentato nel corso del Vinitaly la nuova veste di quello che è tra i vini più autenticamente rappresentativi del territorio. Che ritorna nella denominazione e ha un uvaggio classico (Corvina, Corvinone e Rondinella) e anche un’immagine rinnovata, con il corvo simbolo di fierezza e di ribellione

Grola, l’anima della Valpolicella Classica di Allegrini
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Una nuova identità, anche visiva, per Grola, uno dei vini che più rappresenta lo spirito di Allegrini, una delle grandi cantine della Valpolicella, che poco più di un anno fa ha rinfrescato la sua immagine e la sua visione dopo che Marilisa, “lady Amarone”, ultima esponente della generazione dei padri coi fratelli Walter e Franco, ha fondato una sua azienda lasciando il marchio nelle mani dei nipoti Silvia (figlia di Walter), Francesco, Giovanni e Matteo (figli di Franco).

Grola, dunque, non più La Grola. La caduta di un articolo che in realtà nasconde molto di più: ad esempio il ritorno all’interno della denominazione Valpolicella Classico Superiore Doc, che avviene anche grazie a una “ricetta” rinnovata, il classico blend di Corvina, Corvinone e Rondinella, a cristallizzare in una nuova dimensione classica eppure sempre ribelle un vino che nel corso degli anni ha sperimentato numerose formule per restare sempre contemporaneo. “Grola – dice Francesco Allegrini, ceo di Allegrini Wines - non è solo un vino, è un’idea di Valpolicella. Un ritorno consapevole alle origini e una dichiarazione di identità. Questo progetto è un tributo a mio padre Franco, che aveva iniziato a immaginare questo cambiamento. Oggi Grola è il simbolo della nostra eredità e della nostra voglia di lasciare il segno”.

Il cambiamento non è solo nel vino, ma in tutto ciò che lo circonda. La nuova bottiglia è più leggera (420 grammi), per ridurre l’impatto ambientale. L’etichetta in cotone 100 per cento, il packaging certificato FSC, la capsula Derma a basso impatto e il tappo certificato per ridurre il TCA (il tricloroanisolo, la sostanza che conferisce al vino il cosiddetto sentore di tappo), completano un restyling moderno e responsabile. Nuova anche l’etichetta, che gioca sull’immagine della collina e su quella del corvo inteso come segno di ribellione. Il corvo, che secondo la tradizione trasformò l’uva della collina in Corvina, è infatti il protagonista del nuovo packaging e della campagna di comunicazione. Fiero, libero, indomito: proprio come Grola, che torna a imporsi con un carattere inconfondibile. La sua presenza iconica nei materiali di comunicazione segna il nuovo corso del vino ribelle di Allegrini.

Grola 2022 è composto da un 70 per cento di Corvina Veronese, da un 25 di Corvinone e dal 5 di Rondinella. La vinificazione avviene in vasche di acciaio a temperatura controllata, per quindici giorni. L’affinamento avviene per sedici mesi per metà in barrique di secondo passaggio e il resto in botte grandi. Il grado alcolico è di 13,5 gradi, il colore è rosso rubino intenso, al naso esibisce dapprima note di piccola frutta rossa, che poi cede il passo a note più evolute di vaniglia, di caffè, di tabacco, di cacao. In bocca tannini setosi ma ben presenti, equilibrio, eleganza e persistenza.

Grola è stato battezzato nel corso del recentissimo Vinitaly di Verona, nel corso di una cena al ristorante Maffei di piazza delle Erbe, tra le più belle al mondo, con un percorso di degustazione che ha accostato il nuovo vino alle creazioni di Mattia Bianchi, Executive Chef del ristorante Amistà di Corrubbio di Negarine (una stella Michelin), alla pasta tirata in casa da Ada Riolfi dell’Enoteca della Valpolicella. Il tutto in un contesto reso unico dagli scavi romani dell’antico Campidoglio su cui sorge il Palazzo veronese.

Dopo la kermesse veronese, Grola inizierà un giro d’Italia, presentandosi a Roma al Girarrosto Fiorentino, alla trattoria Lazzati di Milano, al Churrasco di Bari, alla Locanda di Castelvecchio di Verona, al bistrot Semplice di Imola inaugurato recentemente da Max Mascia, lo chef del San Domenico, a Napoli alla Tavernetta Colauri. Il tour continuerà dopo la paura estiva toccando Cervinia. Brunico, Loreto, Trapani, Firenze, Cervia e Negrar, di nuovo in Valpolicella.

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