Musk sbarca in Europa. "Rifacciamola grande"

Mister Tesla: "Unitevi al movimento", che ricalca quello trumpiano. Gli intrecci tra politica e affari

Musk sbarca in Europa. "Rifacciamola grande"
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Il ciclone Musk arriva sull'Europa e insieme al vento di cambiamento soffia anche quello delle polemiche. Perché dopo aver contribuito non poco all'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, fino a diventarne braccio destro, sostenendo con soldoni e post in serie il movimento Maga (Make America great again), adesso lancia il Mega, Make Europe great again, sbarcando di fatto nel Vecchio Continente. Un'operazione politica globale mai vista prima, per i sostenitori dell'uomo più ricco del pianeta. Un'invasione di campo che sa di ingerenza per interesse personale, per i critici di mister Tesla. Ma il ciclone è così, quando arriva lo fa in maniera dirompente.

L'annuncio di Musk non poteva che palesarsi con un post su X, il social di proprietà. «Gente d'Europa: unitevi al movimento Mega», ha scritto Elon. Piaccia o no, da mesi il miliardario tenta a suo modo di intervenire sulla politica europea. Prima gli endorsement al partito di estrema destra tedesco Afd e gli attacchi al governo laburista in Gran Bretagna. Poi i riferimenti per nulla velati alla grandezza dell'impero romano con tanto di presunto saluto nazista alla cerimonia di inaugurazione di Trump. Adesso la discesa in campo diretta, anche se ancora non è chiaro come funzioni e come si muova il suo movimento. Un impegno che può essere propedeutico all'appuntamento della destra radicale europea in programma venerdì 7 e sabato 8 febbraio a Madrid dove si riuniranno i «Patrioti per l'Europa», con la presenza Viktor Orbán, Marine Le Pen, Geert Wilders e altri volti noti della destra continentale, con l'organizzazione del leader di Vox Santiago Abascal. Il possibile nuovo progetto politico, potrebbe comunque diventare la base per dare forma alle sue idee e ampliare le sue influenze, politiche ed economiche.

Di certo c'è che in ballo ci sono enormi interessi economici che vedono il miliardario di origine sudafricana in pieno conflitto con le istituzioni europee. La Commissione europea ha ammonito X, lanciando un monito contro le ingerenze sugli stati sovrani e avviando indagini sugli algoritmi, chiedendo alla piattaforma di fornire una serie di documenti relativi ai «sistemi di proposte» ovvero quelli che suggeriscono agli utenti cosa leggere o seguire, accusando il social di orientare gli umori a suo piacimento. Musk ha replicato di essere un modello di libertà di parola accusando Bruxelles di censura. Nel mezzo, le questioni legate a Starlink, altra azienda del magnate, e ai contratti di fornitura per i satelliti utilizzati sia in ambito di intelligence (vedi Ucraina) che in quello civile, con una connessione a internet veloce e stabile per tutti che fa parecchio gola a mister Tesla. Perché a Musk si può dire di tutto: visionario o opportunista, ma di certo non cretino. E quando si muove, a maggior ragione quando lo fa su ampia scala, alla base c'è sempre un motivo che probabilmente fa rima con dollari. E magari, perché no, anche con euro.

Secondo la logica della libertà di parola ma anche quella del «il social è mio e faccio come voglio io», Musk è finito nel mirino non solo della Ue. Alcuni mesi «The Center for Countering Digital Hate», una no profit che si occupa di diritti umani, ha trovato che le «affermazioni false di Musk riguardo le elezioni americane» sono state visualizzate più di un miliardo di volte su X, segno dell'influenza che Elon può esercitare. E non a caso, ieri il social è impazzito, tra elogi e critiche, anche giocate sul campo dell'intelligenza artificiale. C'è chi ha già creato il cappellino col l'acronimo «Mega», ricalcando quello originale più volte sfoggiato da Donal Trump. Altri invece hanno scherzato sull'acronimo, facendolo diventare «Make Elon Go Away», facciamo in modo che Elon si levi dai piedi.

Intanto, mentre continua ad allargare la sua sfera di influenze, non mancano le polemiche anche in patria. Dopo che secondo indiscrezioni il segretario al Tesoro Scott Bessent avrebbe concesso al suo «Dipartimento per l'efficienza governativa» pieno accesso al sistema di pagamento federale, due alti funzionari della sicurezza dell'Agenzia per lo sviluppo internazionale sono stati sospesi per aver negato a Musk e ai suoi l'accesso ai sistemi.

Secondo quanto riporta la Cnn, lo staff di Musk avrebbe cercato di accedere fisicamente alla sede centrale dell'Usaid a Washington ma sarebbe stato respinto dai due funzionari, poi cacciati. Caos, polemiche, attivismo militante e affari in serie. Dagli Stati Uniti all'Europa, il ciclone Musk è tutto questo e anche di più.

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