Da Napoleone a Freddy Mercury, quelle scritte orafe diventate un culto

di I più belli sono gli orecchini borbonici con la lettera «R» di «Requerdo» o «S» di «Souvenir» che nasconde tra le volute smaltate l'intera parola. Poi ci sono le spille da reggimento scozzese del 18simo secolo con motti come «Fac et Spera» pieni di doppi sensi perché l'imperativo latino «Fai» si pronuncia come la parolaccia inglese «Fuck». Di gran moda nell'Ottocento dediche e iscrizioni sulla cassa dell'orologio da taschino, nel portasigarette di lui o nel portacipria di lei. Con la Grande Guerra arrivano le medagliette della memoria con vere e proprie formule segrete tipo «M moi 100 cc» che letto tutto di seguito in francese suona come «Amami senza smettere».

Su acronimi e calembour nessuno batte i massoni con la scritta Vitriol ottenuta dalle iniziali di Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Occultum Lapidem, il motto di chi visita il proprio mondo interiore per ritrovare con un duro lavoro l'immortalità dell'anima ovvero la pietra filosofale. Il più pop tra i gioielli scritti è un grosso anello a fascia su cui i Queens fecero incidere «One Life, One World, One Love, One Heart» quando Freddie Mercury fu ucciso dall'Aids.

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