Nasrallah minaccia ma il vero obiettivo è convincere Biden

Hezbollah mette in allarme la regione (e Cipro). Spera che gli Usa fermino Bibi

Nasrallah minaccia ma il vero obiettivo è convincere Biden
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Il contagio libanese sviluppatosi all'indomani del 7 ottobre è a un passo dalla fase terminale. I comandi israeliani hanno già approvato i piani per l'intervento sui territori di Beirut. E gli americani - nonostante le tensioni con il governo Netanyahu - si dicono pronti a sostenere l'alleato mediorientale se il Partito di Dio rifiuterà un negoziato. Ma i sintomi più inquietanti emergono dal discorso pronunciato mercoledì da Sayyed Hassan Nasrallah. Il leader di Hezbollah, dopo aver annunciato che è pronto a combattere una guerra senza quartiere, avverte di tenere nel mirino anche la vicina Cipro colpevole di fornire appoggio e ospitalità all'esercito israeliano. «L'apertura degli aeroporti e delle basi cipriote al nemico israeliano che bombarda il Libano ha un significato preciso il governo cipriota è parte della guerra e dunque la resistenza lo tratterà alla stregua di un partecipante al conflitto» ha ammonito mercoledì il numero uno di Hezbollah.

Le sue parole hanno una duplice interpretazione. Possono essere lette come una devastante minaccia capace di infiammare l'intero Mediterraneo. O come un'astuta «boutade» per spingere la Casa Bianca a fermare Israele anziché appoggiarlo. Partiamo dall'ipotesi più pessimistica ovvero dalla minaccia di colpire con i propri missili (Hezbollah ne avrebbe circa 150mila) l'isola distante 260 chilometri dalle sue coste. L'attacco, come Nasrallah ben sa, non si esaurirebbe lì. Cipro è da cinquant'anni un'isola divisa in due. Sul lato meridionale c'è la parte greca riconosciuta dalla comunità internazionale. Sul versante settentrionale c'è, invece, la «repubblica turca» occupata da Ankara nel 1974. Dunque un attacco del Partito di Dio potrebbe riaprire lo scontro tra una Grecia alleata di Israele e una Turchia pronta - ben prima di schierarsi con Hamas - a difendere il governo installato nel Nord. I missili di Hezbollah - oltre a colpire l'isola - rischierebbero dunque di scatenare il mai sopito conflitto tra Atene e Ankara riaprendo una ferita all'interno della Nato di cui approfitterebbero innanzitutto i nemici russi.

Anche per questo la minaccia è considerata da alcuni alla stregua di una «boutade» il cui vero scopo è spingere la Casa Bianca a fermare Netanyahu. L'ipotesi è tutt'altro che peregrina. Le parole del capo di Hezbollah sono risuonate poche ore dopo gli incontri a Beirut dell'inviato della Casa Bianca Amos Hochstein con il premier libanese Najib Mikati e il presidente del Parlamento Nabij Berrih. «Gli Usa staranno con Israele e non lo condanneranno pubblicamente se lancerà un'offensiva contro Hezbollah» avrebbe spiegato ai suoi interlocutori l'inviato americano famoso per aver fatto firmare a israeliani e libanesi l'accordo sulla navigazione marittima che chiuse, nel 2022, una diatriba lunga 12 anni. Ma stavolta la missione è molto più complessa. Israele ha una disperata necessità di riacquistare la capacità di deterrenza perduta il 7 ottobre. Una capacità mai recuperata nel corso di 259 giorni di guerra durante i quali non è riuscito né a sconfiggere Hamas, né a liberare gli ostaggi. Per non parlare della necessita di far rientrare nelle loro case i 70mila sfollati dai centri del Nord bersagliati dal fuoco di Hezbollah.

Ma la voglia di guerra sta contagiando anche il fronte libanese. Fin qui Hezbollah ha tenuto conto delle paure del padrino iraniano timoroso di perdere l'affaccio su quel confine settentrionale di Israele che gli consente di tener sotto tiro il grande nemico. E ha dovuto vedersela con gli umori di una popolazione che non gli perdonerebbe una nuova devastante guerra.

Nel frattempo però la sopravvivenza di Hamas e dei suoi capi ai 259 giorni di guerra nella Striscia hanno contribuito ad alimentare le tentazioni di chi - da Beirut a Teheran - pensa che il grande nemico e il suo alleato americano non siano più così invincibile. E, anche per questo, la guerra si è fatta ogni giorno più vicina.

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