Roma - È vero che il mondo è governato più dall'apparenza che dalla realtà, detto questo rimane comunque assai curiosa la reazione scomposta dei molti che ieri si sono detti sdegnati dal faccia a faccia mattutino tra una delegazione di Ala, guidata da Denis Verdini, e una del Pd, capeggiata dal vicesegretario Lorenzo Guerini. L'incontro si è tenuto al secondo piano di Montecitorio, negli uffici dei gruppi parlamentari dem, presenti Ignazio Abrignani e Lucio Barani da una parte e i capigruppo del Pd Ettore Rosato e Luigi Zanda dall'altra. E non ha fatto altro che fotografare equilibri e collaborazioni che esistono da tempo. Che l'ex plenipotenziario di Silvio Berlusconi sia oggi uno dei più convinti sostenitori delle riforme non è infatti un mistero per nessuno. Come non lo è - almeno per gli addetti ai lavori - il fatto che Verdini non si sia limitato a votare la fiducia al governo sulle unioni civili lo scorso febbraio, ma abbia dato più di una mano a Renzi. Intanto alle primarie del Pd che si sono tenute lo scorso marzo a Napoli, dove Valeria Valente ha staccato Antonio Bassolino di soli 452 voti. L'ex coordinatore del Pdl, infatti, avrebbe raccontato in privato a più interlocutori di aver portato ai seggi un cospicuo numero di elettori quantificato in «circa 700», tutti o quasi sollecitati dalla folta componente campana del gruppo Ala del Senato (a partire da Vincenzo D'Anna, passando per Ciro Falanga, Eva Longo, Domenico Auricchio e Pietro Langella). Così fosse, Verdini avrebbe avuto un ruolo determinante nella vittoria della Valente.
Ma il contributo alla causa renziana non si ferma qui. A parte il sì incondizionato alla riforma costituzionale - al punto che il partito di Verdini si mobiliterà con tanto di comitati referendari per il «sì» - si va verso un sostegno a quasi tutti i candidati dem che correranno alle prossime amministrative. La decisione, in verità, non è ancora stata ufficializzata, anche perché al di là della volontà di Ala c'è da mettere in conto anche la ritrosia del Pd ad allearsi con Verdini. Una cosa è la collaborazione in Parlamento, altra un'alleanza elettorale. Che, dunque, si farà ma solo dove ne vale la pena. Quasi certamente a Napoli, dove - salvo due eccezioni - l'anima campana del partito è d'accordo per una lista a sostegno della Valente. E forse anche a Roma, visto che molti deputati romani - da Abrignani a Luca D'Alessandro - in privato non fanno mistero sul fatto che voteranno «convintamente» Roberto Giachetti.
Stando così le cose, dunque, davvero rimane incomprensibile la riprovazione di chi non ha visto di buon occhio il faccia a faccia di ieri: dalla minoranza del Pd ai Cinque stelle (che si sono perfino appellati a Sergio Mattarella affinché verifichi i «nuovi equilibri politici»), passando per alcuni esponenti di Forza Italia. Visto che certo non serviva la riunione di ieri per capire che Ala ha ormai un rapporto strettissimo con Matteo Renzi e la sua maggioranza di governo.
D'altra parte, la ragione dell'incontro non era tanto quella di un coordinamento che non aveva certo bisogno della ribalta delle telecamere, quanto quella di certificare che Ala non subisce passivamente i provvedimenti parlamentari del Pd ma è invece parte attiva. Eppure, quando due giorni fa l'Adnkronos ha anticipato la notizia del faccia a faccia, dentro il partito di Verdini è iniziata la caccia a chi fosse l'autore della soffiata.
L'incontro, infatti, doveva essere ad uso interno, per pacificare i parlamentari di Ala un po' irrequieti a votare i provvedimenti del Pd. Tanta pubblicità, invece, ha scatenato la minoranza dem contro Renzi. Con buona pace di Verdini. «Non siamo in maggioranza. L'opposizione dice che non siamo all'opposizione. Siamo in paradiso...», ci scherza su Denis.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.