Perché la 46enne Cinzia Pennino, docente palermitana di Scienze biologiche dell'istituto Don Bosco è morta il 28 marzo, appena diciassette giorni dopo la vaccinazione anti Covid 19 con AstraZeneca? C'è un collegamento tra il decesso e la somministrazione o magari chi ha iniettato la dose ha commesso un errore?
Sono questi gli interrogativi a cui la procura di Palermo intende dare una risposta, dopo l'esposto presentato dai legali della famiglia, la penalista Raffaella Geraci e il civilista Alessandro Palmigiano. «Ci sono troppi dubbi sul decesso» denunciano gli avvocati. La Procura ha già disposto il sequestro degli organi e di alcuni campioni prelevati dal corpo della docente perché siano effettuati gli accertamenti tecnici irripetibili. La professoressa Antonietta Argo, nominata dai pm palermitani, è già al lavoro insieme agli uomini del commissariato Oreto Stazione, titolari delle indagini.
La famiglia ha indicato come consulenti di parte il professor Paolo Procaccianti dell'Università degli Studi di Palermo e il professor Lucio Di Mauro dell'Università di Catania, che è anche il medico legale di Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina militare di Augusta morto i primi di marzo dopo la prima somministrazione del vaccino AstraZeneca. Si tratta di un passo ulteriore rispetto all'autopsia, che è stata affidata alla task force regionale, coordinata dal professor Cristoforo Pomara, che ha il compito di indagare sui decessi sospetti avvenuti entro un mese dalla vaccinazione, al fine di accertare eventuali connessioni vaccino-morte.
Nel giallo sulla morte di Cinzia si innesca un altro mistero legato a un primo tentativo di farsi vaccinare andato a vuoto, seguito pochi giorni dopo da un altro, andato in porto senza che venissero sollevate obiezioni. Il 7 marzo Cinzia si è recata per la prima volta alla Fiera del Mediterraneo per sottoporsi alla vaccinazione, ma il medico che doveva somministrarle il siero, stando ai legali, la rimandò a casa ritenendola non idonea perché in sovrappeso. Gli avvocati denunciano «mancate spiegazioni» alla docente, che non prese bene quel «no» e lo ritenne una sorta di «abuso». Così decise alcuni giorni dopo di effettuare nuovamente la prenotazione. L'11 marzo non trovò alcun ostacolo da parte del medico presente alla Fiera, che la vaccinò.
Ma una decina di giorni dopo Cinzia iniziò a sentirsi male: mal di testa, febbre, forti dolori addominali e vomito che non accennavano a diminuire, anzi si intensificavano. Seguendo il parere di un'amica la donna il 23 marzo decise di andare al pronto soccorso dell'ospedale Buccheri La Ferla dove i medici, dopo averla sottoposta a una Tac, riscontrarono «una trombosi addominale in atto». Fu disposto il suo trasferimento al Policlinico di Palermo, dove venne intubata, ma era già troppo tardi. Morì il 28 marzo.
«Per quanto ci riguarda e per quello che abbiamo ricostruito dicono i legali - Cinzia era in ottima salute e risulterebbe quindi evidente un rapporto causa-effetto tra il vaccino e la
trombosi che ne ha causato la morte». I legali chiedono di verificare anche criticità legate al consenso informato e, soprattutto, vogliono capire perché per un medico Cinzia non era idonea al vaccino e per un altro invece sì.
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