Sotto la lente ci sono i momenti del crollo, quelli immediatamente precedenti, per capire se c'è stato un eventuale rapporto di causa-effetto e quale degli elementi strutturali cedendo per primo abbia innescato l'implosione del viadotto Morandi. A una settimana dal disastro di Genova tocca ai pm della procura del capoluogo ligure, che hanno in mano l'inchiesta - per attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo e omicidio colposo plurimo - ricostruire il quadro del disastro.
Mentre alcune fonti qualificate riferiscono che in alcune immagini il viadotto non sarebbe crollato tutto insieme e avrebbe dato segni di «torsione» negli istanti del disastro, i magistrati stanno acquisendo e ripercorrendo immagini, materiale video, testimonianze, utili a documentare da un punto di vista visivo e acustico le fasi del crollo e che uniti al risultato delle perizie da parte dei consulenti tecnici incaricati potranno fornire elementi utili a raccontare che cosa sia accaduto martedì scorso su ponte Morandi, il viadotto sul Polcevera che implodendo ha portato via con sé la vita di 43 persone.
I video però sono solo alcuni degli elementi che contribuiranno alla ricostruzione. Come ha sottolineato ieri il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi: «Sono due i tipi di testimonianze e di prove che stiamo acquisendo: le fonti qualificate e tecniche e poi le persone che hanno vissuto la vicenda perché ne sono state coinvolte». Rispetto poi all'interruzione dei video prelevati dalle telecamere autostradali, nei quali la visibilità è scarsa per via della forte pioggia delle ore del disastro, Cozzi ha ribadito: «Non ci siamo accontentati, le immagini le abbiamo cercate, fatte cercare e abbiamo invitato il pubblico a fornire video di questo tipo». L'insieme degli elementi, dunque, sembrerebbe indicare nella rottura di un torante la causa del crollo.
Proprio ieri intanto gli uomini della Guardia di Finanza di Genova in un blitz negli uffici genovesi del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Liguria, il Piemonte e la Valle d'Aosta hanno acquisito una serie di atti. Si tratta di documenti legati alla concessione e agli interventi di manutenzione eseguiti nel corso degli anni su ponte Morandi. Tra questi potrebbe essere poi prossimamente acquisito anche il verbale, considerato rilevante, della riunione tra ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle opere pubbliche e direzione di vigilanza sulle concessionarie autostradali, risalente allo scorso 1° febbraio veniva citata una corrosione e una riduzione dei tiranti del ponte.
Intanto si sta proseguendo con la ricerca di reperti dal materiale del crollo. I tecnici della procura devono segnalare, catalogare e numerare ogni reperto prima che sia portato a dimensioni che ne rendano possibile il trasporto in un'altra area dove sarà analizzato per chiarire lo stato del materiale che componeva il viadotto.
Sulle tempistiche di accertamento la procura è impegnata a fare in modo di conciliare il più possibile la completezza degli accertamenti dei consulenti tecnici con tempi contati per la rimozione per poter liberare le aree del letto del torrente ancora impegnate dalle macerie. Su questo fronte il capo del dipartimento di Protezione civile Angelo Borrelli, ieri a Genova, ha rassicurato sul fatto che dal via libera in poi alle rimozioni potrebbero volerci 10 giorni a completare il lavoro.
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