Il Nobel per l'Economia ai re delle aste impossibili

Premiati due esperti americani: hanno creato nuovi format per i servizi difficili da vendere

Il Nobel per l'Economia ai re delle aste impossibili

Non sempre la pratica val più della grammatica. Ce lo insegna Robert B. Wilson con la candida confessione, dietro suggerimento della consorte, di «aver comprato solo un paio di scarponi da sci su eBay». Eppure, questo professore della Stanford University ha appena vinto, in coabitazione col collega Paul R. Milgrom, il Nobel per l'Economia grazie agli studi compiuti sui meccanismi che regolano le aste. Una vita spesa sul «chi offre di più?», a scandagliare quelle pratiche in uso tanto al mercato all'ingrosso del pesce o tra i drappeggi di Sotheby's, quanto nelle stanze del Tesoro prima di collocare un Btp. Pratica quotidiana fin dai tempi dei romani, resa moderna dalle tecniche di vendita all'incanto online così come dal nuovo modello creato dai due docenti: quello sulla cessione delle frequenze delle telecomunicazioni, utilizzato negli anni '90 prima dal governo americano, e poi impiegato anche da altri Paesi. «Wilson e Milgrom sono due capiscuola: prima le frequenze venivano date gratuitamente - spiega Marco Ottaviani, docente di economia alla Bocconi -: in questo modo i governi sono invece riusciti a ottenere più risorse, oltre a una loro allocazione più efficiente, grazie a regole di mercato che hanno dimostrato come l'analisi matematica rigorosa possa essere combinata con un problema reale importante». Una formula vincente, insomma. Dove la prima regola in sede d'asta delle frequenze è che il profitto va subordinato al bene comune, in una sorta di rovesciamento di uno dei capisaldi del capitalismo. Uno dei punti nodali degli studi dei due accademici riguarda le variabili di un'asta, cioè le regole che ne possono decretare o meno il successo. Tipo la presenza di offerte in buste chiusa, oppure se le offerte possono essere più di una e su quale sarà il prezzo - quello di partenza o quello del rilancio - che il vincitore sarà tenuto a pagare.

Si tratta di studi non sprovvisti di venature antropologiche e psicologiche. Già, perché l'asta è un meccanismo diabolico, stressante, capace di mettere a dura prova il self control di chi vi partecipa. Wilson la chiama «la maledizione di vincere», cioè il timore di pagare troppo ciò che vogliamo. Dunque, anche l'aggiudicazione di un oggetto desiderato può tramutarsi in una sconfitta, ed è per questo motivo che le offerte sono spesso «al di sotto della loro miglior stima del valore comune». Un fenomeno che spesso si è verificato proprio in sede di aggiudicazione delle frequenze tlc. Quanto a Milgrom, le sue sudate carte riguardano l'analisi sul concetto di «valore privato», suscettibile di variare da offerente a offerente. Fino a dimostrare cosa debba fare il venditore per avere ricavi superiori. Come? Semplice: basta dare agli offerenti la possibilità di avere più informazioni sul prezzo che i loro concorrenti attribuiscono al bene all'asta.

Stoccolma ha così interrotto il «filone pauperistico» che legava idealmente Angus Deaton, vincitore cinque anni fa del prestigioso riconoscimento per le analisi sulle diseguaglianze sociali, ad Esther Duflo, premiata nel 2019 per gli studi sulla povertà globale.

Una virata forse costata la vittoria al più che papabile alla vigilia John List, dell'Università di Chicago, molto focalizzato sulla scienza della filantropia. Ma che permette ai due professori della Stanford di mettersi in tasca, ciascuno, oltre 500mila dollari. Ora, su eBay, Wilson potrà comprarsi anche gli sci.

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