A lla fine, in tarda mattinata, quando la feroce verità ormai cominciava a emergere dal muro di bugie e il sottile filo di speranza veniva affossato da indizi e sospetti, ha deciso di raccontare tutto. «L'ho uccisa, sono stato io, vi mostro dov'è il corpo» ha detto ieri ai carabinieri. Così lui, 17 anni, ha ammesso di aver assassinato la fidanzata Noemi Durini, la 16enne scomparsa all'alba del 3 settembre a Specchia, meno di 5mila abitanti e una cinquantina di chilometri da Lecce, minuscolo e sonnacchioso centro del Salento più profondo inserito nell'elenco dei borghi più belli d'Italia e piuttosto frequentato d'estate. Poche ore dopo, intorno alle 17, i carabinieri e i vigili del fuoco si sono spostati nelle campagne di Castrignano del Capo, località San Giuseppe, non distante da Santa Maria di Leuca, e hanno delimitato con i nastri bianchi e rossi un fazzoletto di terra coperto con un mucchietto di pietre da cui affioravano i piedi di una ragazza: là sotto c'era il corpo senza vita della 16enne, probabilmente massacrata perché ha tentato di porre fine a quella relazione tormentata scandita da botte e litigi innescati da un'ossessiva gelosia.
Il cadavere è stato riposto in una bara bianca ed è stato portato via mentre in tanti dai paesi vicini cominciavano a riversarsi laggiù in un'atmosfera irreale: l'aria sospesa, immobile, il silenzio tra quella distesa di ulivi tutti uguali, i fiori bianchi deposti vicino ai muretti a secco. Dove restano le macchie di sangue, che rivelano l'orrore. Il 17enne è stato sottoposto a fermo: avrebbe ucciso la fidanzata a colpi di pietra. Il padre, un uomo di 41 anni, è indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere. La svolta nelle indagini si è consumata proprio mentre i genitori di Noemi erano in prefettura e si accingevano a lanciare un nuovo appello pubblico nella speranza che la figlia venisse trovata, forse nell'illusione che la 16enne si fosse allontanata volontariamente come era accaduto in passato. Ma in realtà il delitto sarebbe stato compiuto il giorno stesso della scomparsa. La madre, Imma Rizzo, si è sentita male ed è stata trasportata in ospedale.
Gli inquirenti erano ormai sulla pista giusta già prima della confessione. Tanti gli elementi raccolti contro quel 17enne molto problematico, come rivela il video in cui distrugge a colpi di sedia i finestrini dell'auto di un uomo col quale aveva litigato; molti i sospetti su quel ragazzo descritto come un tipo violento che faceva uso di droghe leggere e si vantava di guidare senza patente, uno che in passato suonava nella banda del paese ma era spesso in preda a scatti d'ira. Al punto che la madre di Noemi tempo fa ha anche presentato una denuncia alla magistratura per il suo comportamento aggressivo: sono stati avviati un procedimento penale e uno civile, ma non è servito a nulla. «Bisognava intervenire prima, allontanarlo, rinchiuderlo in carcere o in una casa di cura», dice Vito Rizzo, il nonno della vittima. E poi ancora: ci sono i buchi neri e le contraddizioni nella versione zoppicante fornita dal 17enne ai militari, ci sono le immagini di una telecamera che lo riprendono in auto con lei il giorno della scomparsa, c'è la denuncia su Facebook dalla ragazza il 23 agosto.
I genitori di Noemi sono separati. Lei viveva con madre e sorella a Specchia. Da un anno era fidanzata con quel 17enne di Montesardo, frazione di Alessano, un paese vicino dove la ragazza frequentava il primo anno di un istituto professionale. Forse l'incontro del 3 settembre doveva segnare la fine di quella relazione segnata da violenti litigi.
La ragazza è uscita di casa, in via Madonna del Passo, non ha preso soldi né telefono, ha indossato leggins e maglietta neri, ha percorso a piedi via San Nicola, un vicolo stretto e quasi invisibile che conduce all'incrocio dove lui attendeva alla guida della Fiat 500 bianca di famiglia. Così, poco prima dell'alba, Noemi è andata incontro al suo aguzzino.
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