Dalla fine del corrente mese, i fumatori avranno il piacere di essere trattati da scemi a proprie spese, e non avranno la possibilità di reagire a chi li insulta. E così si compirà un altro passo avanti nell'annullamento della buona creanza nel nostro Paese, già abbastanza maleducato. Non per questo ci stracceremo le vesti; desideriamo soltanto far notare ai villani di Stato alcune loro incongruenze. Riassumiamo la vicenda per maggiore chiarezza. Il ministero cosiddetto della Salute ha promosso una campagna contro il consumo di tabacco che riguarda 10 milioni di italiani (su 52 milioni), 6 maschi e 4 femmine.
Essa consiste in uno spot che sarà immesso subito in rete, poi trasmesso dai tradizionali mezzi di comunicazione, nel quale Nino Frassica, attore siciliano, riferendosi a un fumatore esclamerà: «Ma che, sei scemo». Da anni, i nemici delle sigarette e affini sostengono convintamente, e avranno le loro ragioni, che il «vizio» (meglio, l'abitudine) di aspirare le nuvolette azzurre provoca il cancro, danneggia il prossimo e conduce a morte precoce.
Ciò, se preso alla lettera, porta a pensare che in effetti i fumatori siano scemi, praticando l'autolesionismo e uccidendo amici, familiari e colleghi. Si dà però il caso che il cancro colpisca chiunque sia sfortunato, compresi coloro che non hanno mai messo in bocca una cicca. Qualunque essere umano, presto o tardi, per innumerevoli cause, tira le cuoia. Quindi, attribuire al tabacco la forza micidiale della bomba atomica ci sembra quanto meno una forzatura. Ma facciamo finta di niente. D'altronde, per quanto scemi, non abbiamo la pretesa di affermare che due belle boccate di Marlboro facciano meglio dell'aerosol. Gradiremmo tuttavia, noi tifosi del decesso prematuro, di non essere insolentiti dalla ministra Beatrice Lorenzin, che non è medico e neppure infermiera. Oddio, se ella allo scopo di coprirci di improperi utilizzasse soldi suoi, saremmo addirittura in grado di esercitare la virtù della tolleranza. Poiché, invece, attinge fondi dalle casse pubbliche, ci corre l'obbligo di farle presente che commette varie scorrettezze. Solo il Monopolio di Stato è abilitato a produrre sigarette e a venderle a prezzi da esso stesso fissati. Prezzi gonfiati a dismisura da una tassazione esorbitante (su ogni pacchetto l'incidenza delle imposte è vicina a due terzi).
Cosicché di fatto il fumatore è un prezioso cliente di un'azienda pubblica nonché contribuente speciale dell'erario, eppure a titolo di ringraziamento, il governo, di cui Lorenzin è membro, gli dà dello scemo. Se l'ingiuria è lanciata dal cittadino comune, passi; ma se è l'autorità a offendere si rende indegna del posto che occupa. Qualcosa non quadra. Lo Stato spaccia sigarette speculando ferocemente e, non soddisfatto, denigra chi le acquista non certo per tenerle in tasca bensì per «piparsele». Per di più, su ogni confezione di qualsivoglia marca vi sono scritte terrificanti. La più gentile è: «Il fumo uccide». Ucciderà tua sorella, forse. O tua nonna.
Siamo al paradosso. Un ente ingrassa vendendo morte consapevolmente e si lava la coscienza e la fedina penale avvertendo i clienti che la sua merce fa la bua.
Ma se fa la bua perché chi la prepara e la mette in commercio non è in galera? Come vedete, cari lettori, qui la lista degli scemi si allunga assai. Tra l'altro, un fumatore può smettere, mentre gli scemi che lo oltraggiano non possono smettere di essere scemi, perché lo sono a tempo indeterminato.
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