A noi i gelati, a voi le cassate (tanto ne dite in quantità)

A noi i gelati, a voi le cassate (tanto ne dite in quantità)

Se dal cono medio si passa al dito medio e si litiga sui vaccini anche fra crema e pistacchio, forse è tempo di preoccuparsi. Non tanto perché i deliri no vax hanno la proprietà di squagliare ben altro oltre ai gelati, quanto perché è indice del fatto che il tema sta diventando una guerra (in)civile e ideologica.

Matteo Spinola, laurea in sociologia, ha affisso sulla sua gelateria - la Cremeria Spinola di Chiavari - un messaggio chiaro: cari no vax, i vaccini sono strumento di vita, voi siete un pericolo e io rifiuto le vostre leggi e i vostri soldi. Non siete benvenuti. Coraggiosa discriminazione intellettuale? Reazione isterica? Nel dubbio, la gelateria è stata distrutta da recensioni di fango sul web.

Al netto del fatto che da domani il loro gusto «Caffè del professore» diventerà «Caffè dell'immunologo» e che invece del bigliettino per essere serviti toccherà mostrare il certificato dell'esavalente, colpisce quanto i vaccini siano divisivi in ogni angolo della società. Come il divorzio o l'aborto, anche se con percentuali - c'è da giurarlo - molto più bulgare di quanto si pensi. Perché la scienza, come il gelato, piace e migliora la vita a tutti e in un referendum non ci sarebbe storia. Ma la minoranza minorata no vax strepita forte, sicché le sue paranoie senza fondamento entrano nel dibattito solo perché urlate.

Finendo per innescare reazioni altrettanto dure. Perché davanti a chi preferisce il morbillo al mirtillo, ogni resistenza è doverosa, anche a colpi di cialde. Niente gelati, tenetevi le cassate. Tanto ne dite già tante...

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