Il commendator Serra avvelena la sinistra

La nomina del finanziere sponsor di Renzi firmata da Napolitano, che ora fa lo gnorri

Il commendator Serra avvelena la sinistra

Certo che Re Giorgio ne ha fatti di regalucci a Matteo Renzi. E neppure tanto ucci. A parte quel pensierino della nomina a premier senza voto, manovra di Palazzo di cui Giorgio Napolitano era un fuoriclasse, l'ex presidente della Repubblica ha dispensato regalie anche agli amici-apostoli-leopoldini di Matteo come l'indispensabile Davide Serra, che malgrado faccia di tutto per fuggire dagli scandali, i guai sembrano cercarlo.

L'ultima polemica da protagonista del finanziere londinese, alla guida del fondo di investimento Algebris, principale finanziatore delle campagne elettorali renziane, è la sua nomina a Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana sempre più pregna di interrogativi. Sappiamo che a proporla è stato, i primi di dicembre 2014, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni su input dell'ambasciatore italiano a Londra Pasquale Terracciano. Napolitano si è solo limitato a firmare il decreto del nuovo figlio della Patria. Senza fiatare. La nomina risale al 27 dicembre ovvero l'ultima infornata di onorificenze dell'ex presidente della Repubblica (ha insignito 3.434 commendatori) in occasione della ricorrenza della promulgazione della Costituzione. Ecco la motivazione: «Per essersi impegnato nella promozione dell'Italia come meta di investimenti finanziari». Re Giorgio ha abbandonato il Colle il 14 gennaio e a chi oggi gli domanda di quella strana nomina risponde serafico: «La questione di eventuali revoche non ha come centro motore la presidenza della Repubblica, ma la presidenza del Consiglio». Tradotto: i problemi con il suo amichetto se li sbrighi Renzi, se vuole.

Sono passati quattro mesi da quella firma. Dagospia ha intercettato una mail inviata dallo stesso Serra ad alcuni amici (cinque a Milano e sei a Londra) nella quale li informa che è diventato cumenda . Tronfio di orgoglio il finanziere inserisce su Wikipedia il link in cui spiega che si tratta dell'«ordine più alto della Repubblica italiana (più del Cavaliere del Lavoro)» precisando che si sente particolarmente onorato «non aspettandolo, non avendolo chiesto, né sapendo cosa fosse quando me lo hanno comunicato». Ma la cosa più interessante, della quale anche lui pare meravigliarsi, è che glielo avrebbero conferito infrangendo alcune regole. Lui stesso ammette che «normalmente può essere dato solo a residenti in Italia e la prima volta con grado di Cavaliere» e che Napolitano ha firmato comunque il decreto (magari perché gli stava simpatico) «nonostante sia da 20 anni residente all'estero e subito con il grado di Commendatore, ben due livelli sopra ciò che la legge permette per la prima nomina. Insomma due eccezioni», dice lui. Come ciliegina non manca di far sentire, con la sua proverbiale signorilità, l'astio nei confronti della stampa italiana dimostrando anche in questa occasione «il suo impegno nella promozione dell'Italia». «Volevo condividerlo con voi che spesso non capite perché mi presto a insulti dai media (corrotti) italiani per il mio impegno civile». Un bell'impegno, non c'è da eccepire.

Resta ora da capire alla Farnesina cosa intendano per «promozione dell'Italia». La mente vola a quando il Corriere della Sera in occasione delle primarie di Renzi contro Pier Luigi Bersani parlò di «guadagni alle Cayman» riferendosi al fondo Algebris. Serra rispose, da par suo, con le querele (poi archiviate) nei confronti del quotidiano e di Bersani. Poi finì nel tritacarne per le strane movimentazioni di titoli delle banche popolari prima dell'annuncio del decreto legge del governo Renzi sugli istituti di credito. Tutte coincidenze, per carità.

Di certo il fondatore di Algebris ha saputo fare business cavalcando bene l'onda dell'amico fiorentino. Ma guai oggi a chiamarlo squalo delle Cayman, speculatore o finanziere spericolato. Si gira solo al grido: commendatore!

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