Nomine Rai, il caso Soldi. La presidente vota no e i grillini si astengono

La spaccatura nel cda sulle nomine e la parità di genere. Preziosi al Tg2 e Orfeo al 3. Nove poltrone restano in mano alla sinistra

Nomine Rai, il caso Soldi. La presidente vota no e i grillini si astengono
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Non poteva che nascere nella tempesta la nuova Rai voluta dal governo in carica. Ieri, subito dopo che il consiglio di amministrazione ha varato il nuovo assetto aziendale, dopo Fabio Fazio, un altro volto storico della televisione pubblica, Lucia Annunziata, ha annunciato le dimissioni dall'azienda in contrasto con quanto deciso e scelto. Comunque, ieri, sono stati designati i direttori di testate e di genere che dovranno disegnare la televisione pubblica nell'ottica voluta da questo governo, e cioè un riequilibrio che consenta di offrire una maggiore visione liberale, conservatrice, sovranista. Nonostante tutti gli strali della sinistra, la spartizione delle poltrone è avvenuta con il manuale Cencelli, con molte poltrone (nove) lasciate in mano ai dem, cinque - le più pesanti - date a Fdi, sette alla Lega, tre a Forza Italia, tre ai 5 Stelle.

Il piano presentato dall'ad Roberto Sergio è stato approvato, ma non senza difficoltà. Il che dimostra la spaccatura all'interno del cda e delle forze politiche che farà da sottofondo per i prossimi mesi. La presidente Marinella Soldi ha votato contro il pacchetto di nomine dei direttori di testata, con la motivazione della parità di genere: non ci sono donne alla guida delle testate di informazione, dopo il cambio alla guida del Tg1 passato da Monica Maggioni - che comunque assume la carica importante di coordinatrice dell'offerta informativa - a Gian Marco Chiocci. In ogni caso, nei corridoi Rai, si fa notare che il voto della Soldi non era decisivo: per le regole del cda, ci vogliono cinque voti contrari per bocciare le nomine giornalistiche. Insomma, una presidente di lotta e di governo: aveva votato a favore della designazione dell'ad Roberto Sergio e ieri, invece, contro pur sapendo che non avrebbe bloccato le decisioni. Su sette consiglieri, tre hanno votato a favore e cioè lo stesso Sergio, De Biasio e Agnes. Mentre Di Majo (5 Stelle) si è astenuto, voto che vale come contrario, ma che pure non era dirimente (e questo lo fanno notare i grillini per scansare accuse di aver trattato sotto banco nomine per i propri rappresentanti).

In ogni caso, l'ad Roberto Sergio, ha assicurato che sul tema della parità di genere ci sarà una forte inversione, soprattutto nelle vice-direzioni e ai dipendenti, in una nota, ha promesso di «uscire da un'impasse industriale complessa». Alla fine, come stabilito, questi i nuovi dirigenti: per le testate, oltre a Chiocci al Tg1, Antonio Preziosi al Tg2, Mario Orfeo confermato al Tg3 (nonostante, si dice, Elly Schlein volesse Costanza Crescimbeni), Francesco Pionati ai giornali radio e Jacopo Volpi a RaiSport. Per i generi, Stefano Coletta lascia l'Intrattenimento Prime Time a Marcello Ciannamea e ne prende il posto alla Distribuzione, Angelo Mellone va all'Intrattenimento Day Time, Paolo Corsini all'Approfondimento, Adriano De Maio a Cinema e serie Tv, Maurizio Imbriale ai Contenuti Digitali. A capo di Radio 2 va Simona Sala e Marco Lanzarone assume la responsabilità della nuova Direzione Radio digitali.

Il Consiglio ha rinnovato anche i cda delle società controllate: a Rai Cinema confermati Paolo Del Brocco ad e Nicola Claudio presidente; Sergio Santo è il nuovo ad di Rai Com, mentre Claudia Mazzola si insedia come presidente. Andrea Vianello viene spedito alla Tv di San Marino. Sergio ha anche salutato i dirigenti che vanno in pensione: Angelo Teodoli, Teresa De Santis, Giuseppina Paterniti e Antonio Di Bella.

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