Ci voleva la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per ristabilire un po' di ordine (e verità) sulla maternità surrogata dopo settimane di propaganda, notizie false e attacchi al governo.
La Corte di Strasburgo che ha infatti dichiarato inammissibili una serie di ricorsi da parte di coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare l'Italia perché non permette di trascrivere all'anagrafe gli atti di nascita riconosciuti all'estero per bambini nati con la maternità surrogata. Una decisione analoga è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale.
Secondo i giudici di Strasburgo «il desiderio di vedere riconosciuto un legame tra i bambini e gli aspiranti genitori non si è scontrato con un'impossibilità generale e assoluta, avendo i ricorrenti avuto a disposizione l'opzione dell'adozione e non avendola utilizzata». Inoltre la Corte «ritiene che il mancato riconoscimento da parte delle autorità italiane del legame tra le future madri e i figli, in pratica, non abbia influito in modo significativo sul godimento da parte dei ricorrenti del loro diritto alla vita familiare». Ciò significa, in parole povere, che l'Italia può continuare a vietare la maternità surrogata rifiutando la trascrizione degli atti di nascita emessi da altri Paesi quando contengono l'indicazione di un rapporto filiale tra il minore e il genitore che non è biologicamente tale.
Esprime soddisfazione il Ministro alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella (tondo) che afferma: «Secondo la corte di Strasburgo, il rapporto dei bambini con il partner del genitore biologico avrebbe potuto essere pienamente garantito dalle regole italiane sull'adozione, ed è responsabilità delle coppie non avervi fatto ricorso. È quello che diciamo da tempo, soprattutto dopo le recenti sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale in materia, eppure abbiamo dovuto subire molti attacchi e soprattutto ascoltare tante bugie sulla pelle dei bambini».
La Roccella si è poi indirettamente espressa sulla scelta della procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita dal 2017 ad oggi proponendo una «sorta di sanatoria per i bambini nati fin qui» poiché è «utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui». Sebbene la sentenza della Corte di Strasburgo non sia legata a quanto accaduto a Padova, è indubbio che rafforzi la scelta della procura padovana.
La decisione europea viene accolta positivamente anche dall'europarlamentare di Fdi-Ecr Nicola Procaccini secondo cui «è fallito il tentativo di legittimare la pratica della maternità surrogata in Italia e di attaccare il governo italiano in Europa sul tema delle trascrizioni dei bambini nati all'estero usando questa pratica».
Maria Veronica Rossi, europarlamentare della Lega, parla invece di una decisione che «smentisce clamorosamente tutte le bugie e le fake news della sinistra, che per le proprie battaglie ideologiche era arrivata persino a strumentalizzare un tema serio e delicato come quello dei diritti dei bambini».
Esprime soddisfazione anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri per cui siamo di fronte a «una sentenza che conferma le nostre idee da sempre contrarie all'utero in affitto». Non è escluso che il dibattito in corso in Italia non riapra la questione del «certificato europeo di genitorialità».
A dicembre la Commissione Ue aveva presentato un nuovo regolamento per rendere più semplice il riconoscimento dei diritti dei figli, anche di coppie omosessuali, in situazioni transfrontaliere in materie come la successione o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali dei minori. Un regolamento per il momento congelato che la Commissione potrebbe riproporre in vista delle europee. Intanto anche a Bruxelles non resta che prendere atto della sentenza della Corte europea dei diritti umani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.