La premier Giorgia Meloni ribadisce che con Carlo Nordio c'è «un rapporto ottimo», lui ha la sua «piena fiducia» e lo incontrerà presto per discutere del cronoprogramma chiesto a tutti i ministri. Al fianco del titolare della Giustizia si schiera con decisione anche Silvio Berlusconi: «É di cultura liberale e garantista, una cultura che è profondamente affine alla nostra. Noi di Forza Italia sosterremo l'azione di Nordio con assoluta convinzione».
Lui, il Guardasigilli finito nella bufera per la riforma delle intercettazioni, da Vicenza sfoggia massima tranquillità, dice insinuare sospetti di dissensi con Meloni era «ingiustificato e irragionevole». Anzi: vista la priorità che ha la riforma della giustizia «ci sarà un incontro, spero il prima possibile visti gli impegni della premier. Si tratta di stendere quello che già sappiamo perché il programma già esiste».
Tutti, proprio tutti, ripetono che la giustizia va riformata urgentemente ma l'ultima cosa che si vuole è rinfocolare lo scontro politica-magistratura, compreso Matteo Salvini, che nel ruolo di pacificatore ha spiazzato un po' tutti. Meloni getta acqua sul fuoco da Algeri e ora è il leader azzurro, che con le toghe ha avuto in passato un rapporto molto difficile anche personalmente, a spiegare in un video sui social che la gran parte dei magistrati è sana, corretta e non ideologizzata: «Il nostro obiettivo non è certo un conflitto fra politica e magistratura. Le nostre riforme non sono contro i magistrati, sono per i cittadini. Certo, incontrano l'ostilità di alcuni settori politicizzati della magistratura». Si riferisce alle toghe di sinistra e a quelle passate «direttamente dagli uffici giudiziari alle aule del parlamento, nelle file dei Cinque Stelle», facendo dubitare della loro imparzialità. Proprio dal M5S arrivano attacchi pesanti a Nordio, con Giuseppe Conte che, interrogato sulla possibilità di appoggiare con una mozione di sfiducia la raccolta firme lanciata da alcuni quotidiani per le dimissioni del Guardasigilli, sostiene: «Il confronto in parlamento con Nordio è stato deludente, ci preoccupa che possa essere a rischio il 41 bis, compromessa la capacità di investigare mafia e corruzione con questo dibattito per limitare le intercettazioni e ci preoccupa molto il disegno, facendo saltare l'obbligatorietà dell'azione penale e con la separazione delle carriere, di voler asservire il potere giudiziario al potere politico. Questo disegno lo contrasteremo fortemente. Sulle misure ci riserviamo una valutazione».
I fronti sembrano ben contrapposti e lo stesso Berlusconi li indica, difendendo il diritto alla riservatezza. «La polemica sull'uso delle intercettazioni, dei sistemi più invasivi come i virus informatici, è il più tipico esempio della differenza fra la nostra visione liberale della giustizia e quella dei giustizialisti illiberali. Noi sappiamo benissimo che in alcuni casi le intercettazioni sono uno strumento di indagine necessario. Nessuno ha mai pensato di impedirne o di limitarne l'utilizzo per le indagini che si occupano di mafia o di terrorismo».
Per il Cavaliere, quel che «ripugna è l'idea che tutti gli italiani possano essere trattati come sospetti mafiosi o sospetti terroristi». Un modello di società come quello cinese, da rifiutare.Berlusconi sottolinea che le proposte sulla giustizia annunciate da Nordio «trovano un significativo consenso anche oltre il perimetro della maggioranza» e chi nell'opposizione appare più in linea è il Terzo Polo.
Dice il leader di Azione, Carlo Calenda: «Nordio è un vero liberale che ha idee precise sulla giustizia che coincidono molto di più con le nostre che con quelle di Fdi. Io sono del tutto allineato e c'è l'idea che la magistratura in questi anni ha usato le intercettazioni per distruggere persone che non avevano commesso alcun reato».
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