Mai improvvisare a fine agosto. La Cancelliera Angela Merkel dovrebbe saperlo bene. Cinque anni fa si lasciò scappare un incauto «possiamo farcela» e si ritrovò un milione di migranti in casa. Oggi la decisione con cui ha preteso dal Cremlino l'evacuazione del dissidente russo Alexei Navalny dall'ospedale russo di Omsk e il suo trasferimento alla Charitè di Berlino rischia di tramutarsi in un boomerang politico capace di spaccare il suo partito e la Germania. Da quando i medici di Berlino hanno confermato il sospetto che Navalny sia stato avvelenato con il Novichok, lo stesso veleno utilizzato a Londra per la tentata eliminazione dell'ex-spia russa Sergei Skripal, in Germania divampa la polemica sul gasdotto North Stream 2.
E a ravvivarla ulteriormente contribuisce la dura presa di posizione della Nato decisa a pretendere un'indagine internazionale sull'avvelenamento di Navalny e il trasferimento di tutti i dettagli sugli agenti nervini Novichok all'Opac (Organizzazione per il divieto della armi chimiche). Una posizione preliminare che fa capire come la Nato spinga - d'intesa con Washington - per arrivare a nuove sanzioni contro una Russia sicuramente poco disponibile a collaborare. Questo può rendere ancor più duro il confronto sul gasdotto che già divide la Germania. I lavori per la realizzazione degli ultimi 150 dei 1.230 chilometri di tubature destinate a portare il gas russo da Narva Bay fino alla città tedesca di Lubmin attraverso il Baltico sono interrotti da metà luglio. Da quando, cioè, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato che la Germania e le sue aziende rischiano di subire le sanzioni del famigerato Caatsa (Countering America's Adversaries Through Sanctions Act). Messe a punto per arginare le ambizioni nucleari di Paesi canaglia come l'Iran e la Corea, le sanzioni bloccano di fatto tutte le transazioni delle aziende nel mirino del Tesoro americano trasformandole in autentici paria del mercato mondiale. E alle minacce di Pompeo sono seguite le lettere indirizzate da alcuni senatori americani ai dirigenti delle ditte tedesche coinvolte nel North Stream 2.
La vicenda Navalny trasforma in dirompente questione nazionale una minaccia americana fin qui palesemente ignorata da una Merkel che sull'argomento sembrava persino pronta a sfidare Donald Trump. A questo punto molti esponenti politici - appartenenti non solo alla sinistra socialdemocratica o ai verdi, ma anche alla stessa Cdu della Cancelliera - ritengono che l'addio al North Stream 2 sia l'unica reazione adeguata per punire Mosca. Dunque anche una Cancelliera risoluta, fino a una settimana fa, nel definire il caso Navalny «sganciato» dal tema del gasdotto potrebbe cambiare idea. E infatti giovedì Steffen Seibert, portavoce della Cancelliera, ha parlato semplicemente di «tema aperto» guardandosi bene dell'escludere, come aveva sempre fatto la Merkel, una convergenza dei due argomenti.
Una convergenza politicamente devastante per la Cdu e la stessa Cancelliera in quanto capace di provocare la rivolta di quel mondo industriale e conservatore tedesco che ha sempre criticato le misure anti russe a partire dalle sanzioni europee decise dopo la crisi Ucraina.
Chi non perderà l'occasione per rimarcare le proprie tesi e sottolineare di aver messo in riga persino un osso duro come la Cancelliera sarà invece una presidente Trump in lotta per la rielezione. E così l'eventuale retromarcia della Merkel verrà esibita come un vittoria di Washington e una sconfitta di Mosca e Berlino.
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