Matteo Renzi alza sul prezzo. E chiede che tutte le spese sostenute dall'Italia per gestire la crisi dei migranti vengano escluse dal calcolo del deficit. Ottenuto il plauso di Juncker per aver messo a disposizione i fondi per la Turchia (detratti dal deficit), com'era facilmente prevedibile, il governo ha tentato di escludere dal conteggio dell'indebitamento anche le spese sostenute per Mare nostrum (ed operazioni seguenti).«L'Italia si aspetta con forza che, nella valutazione dei programmi di stabilità, la Commissione adotti un approccio coerente, senza tenere in conto l'ammontare totale dei costi sostenuti dall'Italia fin dall'inizio della crisi libica per il calcolo del deficit di uno Stato membro ai fini del patto di stabilità». Il testo è presente nel documento preparatorio della riunione Coreper a Bruxelles, che vede riuniti intorno al tavolo i rappresentanti dei 28 dell'Unione europea. Ma in serata il ministero dell'Economia precisa che la richiesta rientra fra le forme di flessibilità già richieste.Nella sostanza la richiesta invoca un principio di par condicio. Come a dire: se i 3 miliardi offerti alla Turchia servono per bloccare il flusso di migranti verso la Germania (e li devono pagare tutti gli Stati membri), anche l'Italia ha diritto ad una forma di parziale rimborso per le spese sostenute per aver soccorso i migranti sui barconi. E questo rimborso si può tradurre nel mancato calcolo delle spese nel computo del deficit.A quanto potrà ammontare lo «sconto» è difficile dirlo. Circolano previsioni che parlano di valori intorno agli 8,5/9 miliardi: più di mezzo punto di pil. In realtà, le cifre aggiuntive realmente sostenute dal governo italiano potrebbero essere di poco superiori ai 3 miliardi: già chiesti e respinti al mittente.Si tratterebbe, insomma, di una richiesta di ulteriore flessibilità di bilancio: quasi una provocazione visto come la pensano i popolari europei e lo stesso Schauble, ministro delle Finanze di Berlino (l'Italia ne ha avuto già troppa).Juncker sull'ultima richiesta italiana non si pronuncia. Ricorda però che le interpretazioni del Patto di stabilità e crescita «sono largamente sufficienti per permettere ai diversi Paesi, anche quelli alle prese con le peggiori difficoltà, di poter proporre bilanci che corrispondono a tutte le regole ed esigenze». Davanti al Parlamento europeo, il presidente della Commissione garantisce che nell'esame dei bilanci degli Stati membri, «la commissione svolgerà un ruolo senza cadere in una politica rigida e stupida austerità». Musica per le orecchie di Renzi. Esattamente quel che chiede l'Italia da tempo. Chi, invece, non si fa illusioni è Pier Carlo Padoan. Davanti alla platea dell'Aspen Institute, presente George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, il ministro auspica che il giudizio della Commissione sulla legge di Stabilità arrivi il prima possibile.
«Ci auguriamo che la risposta sull'ammissibilità della richiesta italiana di flessibilità - osserva Padoan - sia sciolta presto da parte della Commissione Ue: l'incertezza che non aiuta la crescita. L'Italia ha diritto alla flessibilità». E per questo l'Italia rilancia uno sconto dello 0,2%, già bocciato da Bruxelles in passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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