"Obama ha voluto punire l'Amministrazione Bush"

Secondo il politologo conservatore americano Edward Luttwak il dossier contro la Cia "è la vendetta degli sconfitti"

"Obama ha voluto punire l'Amministrazione Bush"

«La vendetta degli sconfitti» è il titolo che Edward Luttwak propone per il rapporto licenziato dalla Commissione Intelligence di un Senato ancora per pochi giorni democratico. Le elezioni Usa di midterm, lo scorso novembre, hanno decretato la nuova maggioranza repubblicana. Per questo, secondo il professore membro del Centro studi strategici e internazionali di Washington, «Obama ha voluto punire l'amministrazione Bush». Sul banco degli imputati c'è la Cia che, secondo il poderoso documento sintetizzato in 500 cartelle, frutto di un lavoro di cinque anni e costato 40 milioni di dollari, avrebbe usato «trattamenti brutali» nei confronti di sospetti terroristi.

Professore, i repubblicani, con l'eccezione di John McCain, difendono l'uso della tortura nel post 11 settembre.

«McCain ne fa una questione personale perché nel 1967 fu catturato dai comunisti nordvietnamiti e tenuto prigioniero per sei anni. Bush e il GOP difendono l'uso lecito di trattamenti anche duri che hanno permesso di salvare milioni di vite. Dopo che tremila americani furono inghiottiti dalle Torri Gemelle».

Dei 119 detenuti nelle mani della Cia, 39 sarebbero stati torturati.

«Lo stesso rapporto afferma che di questi 39 nessuno è deceduto o rimasto ferito. Gli arabi mozzano una testa o una gamba, non gli americani. Il waterboarding non ha mai ferito nessuno. Nasce come tecnica usata nei confronti di piloti americani per aumentare la loro capacità di resistenza in caso di cattura».

Al Wall Street Journal sei tra ex direttori e vice della Cia hanno ribattuto, punto su punto, a un «rapporto unilaterale contrassegnato da errori fattuali e interpretativi». Hanno anche illustrato in dettaglio le affiliazioni che hanno consentito di risalire agli uomini più vicini a Osama Bin Laden.

«A differenza dello staff democratico, questi alti funzionari parlano di cose che conoscono. Bisognerebbe ricordare l'atmosfera post 11 settembre quando anche la senatrice Dianne Feinstein (presidente della Commissione Intelligence, ndr) gridava «alla guerra, alla guerra».

La ricordi lei.

«Tutti si aspettavano un 12 settembre a Chicago, un 13 settembre a Los Angeles... Si prefigurava una guerra contro un'organizzazione mondiale dotata di ingenti finanziamenti arabi ed enormi campi di addestramento. Solo nel 2002 si è capito che era una fanfaronata beduina, assai meno sofisticata delle previsioni».

Verranno processati singoli funzionari americani?

«Era l'intento originario di Obama, che nel 2009 ordinò un'indagine al ministro della giustizia Eric Holder. I risultati pubblicati tre anni dopo hanno escluso l'esistenza di reati da perseguire penalmente».

Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie chiedono a Obama di processare i responsabili.

«Dubito che negli Stati Uniti possa accadere quanto è successo in Italia al vostro ex capo dei servizi Nicolò Pollari».

Quali saranno le principali conseguenze?

«Non fanno paura rappresaglie o manifestazioni antiamericane. Se un terrorista vuole colpire, non lo fa perché ha letto 500 pagine. Forse manifesterà la sinistra italiana che prova simpatia per Hamas. Il vero problema è che sono stati svelati, per esempio, i nomi dei Paesi che cooperano con la Cia. Questo è un danno».

Si risolleveranno le sorti dei dem?

«Il processo

mediatico a quella stagione non farà guadagnare voti né a Obama né a Hillary Clinton che a novembre ha perso persino in Arkansas dove il marito era governatore. Agli occhi degli americani sono solo degli irresponsabili».

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