New York - Il Grande Fratello immaginato da George Orwell si è materializzato on line con la più grande (e la più facile) violazione di massa di dati personali nella storia americana. La società di marketing ingaggiata lo scorso anno dal Partito repubblicano, la Deep Root Analytics, ha diffuso in modo accidentale i dati personali, le opinioni politiche e i pregiudizi religiosi ed etnici di 198 milioni di cittadini americani, vale a dire il 62% dell'intera popolazione a stelle e strisce. Si tratta di data di nascita, indirizzo, numeri telefonici, del «social security number» (è il codice fiscale americano con cui si possono contraffare carte di credito e conti bancari), appartenenza di religione e di razza (informazioni che vengono richiesti per l'iscrizione al college e quando si cerca un lavoro), partito politico di appartenenza, opinioni e prese di posizioni su argomenti controversi quali l'aborto, il possesso d'armi, diritti gay e la polemica infinite sulle cellule staminali. Cioè praticamente ogni americano è stato schedato con tutti gusti, preferenze, probabili scelte politiche. Informazioni che da anni la Deep Root Analytics raccoglie per il Partito repubblicano nazionale, legalmente, attraverso le fonti più diverse: i social network, l'uso delle carte di credito e della merce che si acquista su Amazon e nei megastore di Walmart, Macy, CostCo, Bj's, Marshall. Un'attività di marketing in cui è impegnato attivamente anche il Partito democratico, reso molto più facile in questi anni con le infinite informazioni personali che gli americani postano su Facebook, Indeed e Linkedin. A scoprire i dati personali di 198 milioni di americani custoditi allegramente dalla Deep Root Analytics è stato Christ Vickery, uno dei più famosi analisti americani di rischio cibernetico. Si tratta di 10 miliardi di pagine di dati personali che Vickery, l'esperto di punta della società di sicurezza UpGuard che lavora anche per l'Fbi e la Cia, ha violato con una facilità disarmante dato che le password usate dalla Deep Root Analytics erano prevedibili e di facile interpretazione. Questi dati personali sono quindi stati a disposizione per ore di chiunque avesse un link al server di Amazon cloud.
«Ci prendiamo la piena responsabilità della situazione che si è creata; in base alle nostre informazioni comunque non crediamo di essere stati hackerati; abbiamo preso tutte le misure per prevenire ulteriori accessi», ha spiegato in una nota Alex Lundry, fondatore della società di marketing che ha avuto il grande merito lo scorso anno di aiutare il candidato Trump a conquistare la Casa Bianca, creando oltre 200 milioni di profili per ogni elettore americano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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