Racconta: «Nel mio dossier ho messo in fila 150 storie di sindaci».
Risultato?
Enrico Costa, deputato di Azione, risponde fulmineo: «Centocinquanta assoluzioni»..
Possibile?
«No, di più: documentato. È chiaro che il reato, così come è configurato, funziona male e serve a poco. Anzi, scoraggia i sindaci e i pubblici amministratori. Metti una firma e ti trovi inguaiato».
Ma la percentuale altissima, quasi plebiscitaria, di proscioglimenti, non è una garanzia del buon andamento del sistema?
«Al contrario. È il sintomo della farraginosità delle norme: c'è un illecito che all'apparenza sembra andare bene per tantissime situazioni diverse, ma alla fine è come un vestito sempre troppo corto o troppo lungo.».
Insomma, lei è per l'abolizione?
«Si, come il ministro Nordio e molti autorevoli giuristi. Non può essere che sindaci, funzionari e amministratori vari stiano sempre con questa spada di Damocle sulla testa. Dovremmo fare due conti».
Quali?
«Anzitutto calcolare quanto lo Stato ha speso per pagare gli avvocati ai sindaci invischiati nella palude dei dubbi e delle interpretazioni di questa o quella norma».
L'altro?
«Quante opere non si sono fatte per evitare problemi, avvisi di garanzia, indagini esplorative? Non dimentichiamo poi che molte inchieste sono annunciate».
Che vuol dire?
«La verità. Succede in tanti comuni che l'opposizione presenti un esposto che finirà regolarmente sui giornali, con tanto di titoli a effetto su questa o quella presunta violazione della legge. Una cascata di sospetti e di chiacchiere al bar. Ma alla fine tutti assolti, come da copione. Dobbiamo andare avanti con gli uffici legali che vivisezionano le delibere? Il tutto per ottenere condanne definitive, secondo il Ministero, nel 3% dei casi, e già mi sembra un dato molto generoso».
Il procuratore di Roma Francesco Lo Voi ha svelato il tentativo di truccare il concorso in magistratura da parte di un commissario che voleva far passare un candidato:
«Un caso piuttosto grave per il quale non avremmo potuto fare niente senza poter contestare il tentato abuso d'ufficio».
«Io credo che la tentata truffa si adatti a quel contesto. Poi, certo non si può escludere che ci siano situazioni in cui si può arrivare ad una condanna. Ma sono eccezioni che confermano la regola».
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri il testo che modificherà l'abuso senza eliminarlo dal codice. Soddisfatto?
«No, come ho spiegato prima io sono per cancellarlo, poi so che ogni partito ha una posizione diversa e alla fine si deve arrivare ad una mediazione. La Bongiorno non vuole assolutamente farlo sparire e allora si è introdotto il concetto di rimodulazione».
In pratica?
«Verrà tolta a quanto si dice la punibilità per procurare vantaggio, insomma avremo un taglio delle fattispecie. In qualche modo ci sarà un alleggerimento dell'abuso, più piccolo e circoscritto.
Ma io ho i miei dubbi che questo possa bastare, il punto infiammato non è la fine del procedimento, il più delle volte scontato, ma il suo inizio. E i pm per una ragione o per l'altra continueranno a iscrivere gli amministratori nel registro degli indagati, con le conseguenze che tutti sappiamo. L'assoluzione arriverà sempre fuori tempo massimo».
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