
«Troppo facile parlare quando ti hanno tanato"», dice l'avvocato Valter Biscotti. «Lauro Azzolini ha ammesso di essere tra i responsabili dei fatti della Cascina Spiotta. Bene, anche se non poteva fare altro. Ma adesso sarebbe giusto che parlasse anche del resto, che ci raccontasse le cose che ancora non sappiamo della stagione del terrorismo brigatista. A partire da quelle che riguardano via Fani».
Biscotti è stato l'avvocato dei familiari della scorta di Aldo Moro, uccisi dalle Br 47 anni fa - l'anniversario ricorre proprio oggi - per sequestrare lo statista democristiano. Biscotti ha letto con attenzione le notizie sulla deposizione drammatica di Azzolini in Corte d'assise, dove ha confessato di essere il brigatista - rimasto senza nome per mezzo secolo - riuscito a fuggire nel 1975 dalla cascina dove nello scontro a fuoco per liberare l'industriale Gancia persero la vita il carabiniere Giovanni D'Alfonso e la brigatista Mara Cagol. «Ma visto che Azzolini ha cominciato a parlare - dice Biscotti - sarebbe giusto che andasse avanti. Lui era nel comitato esecutivo delle Br che fino al 1978 era l'unico organo decisionale».
Ma davvero lei pensa che sul sequestro Moro ci sia ancora qualcosa da scoprire?
«Chiariamo un punto: tanti cercarono di approfittare del rapimento, cercando di trarne qualche vantaggio. Ma l'ideazione, l'organizzazione e l'esecuzione del sequestro Moro furono solo delle Brigate rosse. Non è mai esistito un livello occulto delle Br. Ma di cose da capire ce ne sono tante».
Per esempio?
«Ancora non sappiamo dove si riuniva durante i 55 giorni del rapimento il comitato esecutivo delle Br. Era a Firenze, ma dove? Non lo sappiamo. Dal libro di Prospero Gallinari, uno dei massimi dirigenti delle Br, sappiamo che fino all'anno prima a Firenze, c'era un appartamento in via Pisana. Ma venne abbandonato per prudenza dopo l'attentato al carcere di Sollicciano, che era proprio lì davanti. Quando la commissione Moro chiese a Valerio Morucci, il capo della colonna romana, dove fosse la nuova base lui rispose: perché venite a chiederlo a me?».
Perché è così importante saperlo?
«Perché è lì che vennero scritti i comunicati ed è lì che vennero prese tutte le decisioni importanti, compresa l'ultima, quella di uccidere l'ostaggio. Ed è probabilmente lì che arrivò una parte del materiale accumulato dai brigatisti durante il sequestro».
Quale materiale?
«I nastri degli interrogatori di Moro: le registrazioni audio e probabilmente anche video».
É sicuro che siano esistiti?
«Gli audio sicuramente sì. Mario Moretti, che interrogava Moro nell'appartamento di via Montalcini, registrava tutto, poi portava le cassette in via Gradoli dove c'erano Gallinari e Anna Laura Braghetti, che sbobinavano. Ma questo sistema si rivelò troppo macchinoso, per cui Moretti iniziò a mettere per iscritto le domande a Moro, che rispondeva anche lui per iscritto. Ma i nastri che fine hanno fatto? La Braghetti dice di averli distrutti, Gallinari di averli dati a Moretti. Ma io non ci credo. Ricordiamoci che quel materiale, insieme ai manoscritti dell'ostaggio, fu alla base del memoriale di Moro».
Perché pensa che abbiano anche girato i video degli interrogatori di Moro?
«A parlare per primo di video di Moro fu il giornalista Mino Pecorelli, poi assassinato, che raramente diceva le cose a casaccio. Io penso che le Br abbiano filmato gli interrogatori perché era esattamente quello che avevano fatto i tedeschi della Raf pochi mesi prima, durante il rapimento del presidente della Confindustria tedesca Hanns-Martin Schleyer, terminato anche quello con l'uccisione dell'ostaggio. Le Br avevano contatti costanti con la Raf, e per molti aspetti il rapimento Moro fu organizzato usando ad esempio la tecnica del rapimento Schleyer. Mi sembra quantomeno probabile che anche le tecniche di interrogatorio siano state mutuate da quelle della Raf. Se sono esistite le videocassette, Azzolini lo sa sicuramente. Non dimentichiamoci che lui venne arrestato a Milano nel covo di via Monte Nevoso, nell'appartamento dove a molti anni di distanza sarebbe poi riemerso dietro una intercapedine durante dei lavori di ristrutturazione il memoriale manoscritto di Aldo Moro. Se in quel memoriale ci sono pagine mancanti Azzolini lo sa sicuramente».
E su tutto il resto non si aspetta niente? Da anni in Italia ci sono teorici del «doppio livello», di Br dirette da entità occulte, di presenze mai identificate sulla scena della strage di via Fani?
«Ribadisco: le Br erano le Br, hanno fatto tutto da sole.
L'unico dubbio, vista la vicinanza temporale e la somiglianza operativa col sequestro Schleyer, è che in via Fani potesse esserci anche qualcuno della Raf: ci sono testimoni che dicono di avere sentito una voce parlare in tedesco. Ma Br e Raf erano alleate, e dunque la storia non cambierebbe».E comunque in via Fani Lauro Azzolini non c'era.
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