Ora Nizza si ribella: fischi e insulti contro Valls

Il premier contestato alla cerimonia per le vittime nella cittadina piagata dal jihadismo

di Gaia Cesare

Il minuto di silenzio per le vittime, i fischi e gli insulti per il primo ministro Valls. Nel frattempo nuove minacce alla città e al presidente della regione Christian Estrosi, l'uomo dei Républicains di Sarkozy approdato sette mesi fa alla guida della Provence-Alpes-Côte-d'Azur per fermare la rivale del Front National Marion Maréchal Le Pen. Nizza quattro giorni dopo la strage islamista si conferma emblema della Francia di oggi: lacerata dal terrorismo e da una profonda crisi politica che porterà il Paese nel 2017 alle prime elezioni presidenziali dagli anni Settanta in cui la questione sicurezza è la principale preoccupazione dei francesi, destinata a dominare il dibattito pubblico.

«Dimissioni, dimissioni», è il grido che risuona all'arrivo di Manuel Valls prima e dopo il silenzio tributato alle vittime dell'attentato del 14 luglio da migliaia di persone riunite sulla Promenade des Anglais. Il capo di governo non si aspetta una simile accoglienza e poco dopo definisce «indegna» la reazione per «una cerimonia di raccoglimento e omaggio alle vittime». Eppure quei cori condensano l'esasperazione di molti cittadini convinti che il governo non sia in grado di fronteggiare la minaccia terroristica. Un sondaggio Ifop per il Figaro rivela che solo un francese su tre si fida del governo nella lotta contro i jihadisti. I numeri sono diminuiti parecchio anche rispetto alle rilevazioni avvenute dopo la strage di Charlie Hebdo e dopo gli attentati del 13 novembre scorso, quando già molti francesi erano scoraggiati dall'azione del governo. Allora, tra l'8 gennaio 2015 e il 5 gennaio 2016, la fiducia nell'esecutivo riguardava un francese su due. Ora si è ulteriormente diradata e l'88% degli intervistati dichiara che «le autorità non fanno abbastanza», specie sul fronte delle pene comminate alle cellule terroristiche. Così Nizza e la regione Paca diventano il simbolo dei mali del Paese e dello scontro politico che vedremo dipanarsi da qui fino al voto di maggio 2017. Dimenticate dunque l'unità nazionale e soprattutto l'intesa che appena sette mesi fa portò i socialisti a ritirarsi dalla corsa per la presidenza della regione, al secondo turno, in favore del Repubblicano Estrosi pur di non regalare la vittoria alla nipote di casa Le Pen, Marion Maréchal, che al primo turno lo aveva staccato di 14 punti. «Ci sono vittorie che fanno la vergogna dei vincitori», disse allora la giovane deputata del Front National. Ed è lei che in queste ore picchia duro: «Con noi contro l'islamismo o contro di noi con l'islamismo».

La battaglia elettorale sulla sicurezza si è aperta e anche nell'arena repubblicana i due principali rivali della gauche al governo, Nicolas Sarkozy e Alain Juppé, sfidanti interni per aggiudicarsi la candidatura all'Eliseo, attaccano il governo abbandonando le remore del passato e recitando lo stesso copione: «Tutto ciò che doveva essere fatto non è stato fatto» dice Sarkzy. «Il dramma di Nizza poteva essere evitato se si fosse fatto ricorso a tutte le misure necessarie», gli fa eco Juppé, che punta il dito contro la mancanza di un coordinamento efficace dell'intelligence. La sinistra insorge: andare oltre lo Stato d'emergenza significherebbe sospendere le libertà costituzionali. Ma l'urgenza a destra, ancora più che l'affondo ai socialisti, è togliere terreno al Front National, il partito che più di tutti, negli ultimi anni, ha battagliato contro l'islamizzazione della Costa Azzurra, con Marsiglia considerata capitale mondiale dei musulmani nel mondo. Lo scontro - quasi a voler replicare la previsione di una battaglia tutta a destra per l'Eliseo - è tra Repubblicani e FN. Con l'estrema destra che attacca Estrosi nel ruolo di presidente di regione, ex sindaco e vice-sindaco reggente di Nizza.

«Estrosi da anni finanzia moschee radicali e organizzazioni islamiste con denaro pubblico per guadagnare il consenso di 60mila musulmani nizzardi - tuona Nicolas Bay, segretario generale del partito di Marine Le Pen -. Da qui sono partiti mille foreign fighter, un record nel Paese che già detiene il numero più alto di combattenti europei per l'Isis».

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