Ora le sardine vanno al Papeete di Milano Marittima per fare un dispetto a Salvini

Lorenzo Donnoli, uno dei portavoce del movimento ittico di protesta, annuncia la possibilità di chiudere la campagna elettorale allo stabilimento di Milano Marittima

Ora le sardine vanno al Papeete di Milano Marittima per fare un dispetto a Salvini

Il richiamo del mare, una provocazione (a Matteo Salvini) o una mossa di marketing "politico" ben ordita? Le sardine starebbero infatti pensando di chiudere la campagna elettorale al Papeete Beach, dove il segretario della Lega è solito trascorrere parte delle vacanze estive.

Proprietario del noto stabilimento balneare sulla riviera romagnola, peraltro, è Massimo Casanova, amico di Salvini nonché esponente del Carroccio eletto al Parlamento Europeo.

Il movimento ittico di piazza starebbe infatti organizzando l'evento conclusivo della campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna – appuntamento fissato a domenica 26 gennaio, quando finalmente si saprà chi la spunterà tra Lucia Borgonzoni e il governatore uscente, il dem Stefano Bonaccini – in quello che è uno dei luoghi preferiti dal leader della Lega per le ferie d'estate.

Per fare da "controcanto" a Salvin le sardine di Mattia Santori and Co. ne stanno pensando di ogni. Salvo dietrofront dell'ultimo minuto, nella giornata di venerdì si dovrebbe tenere un flash-mob a Milano Marittima, davanti al Papeete Beach.

Nei giorni scorsi le sardine hanno provato a "scippare" la piazza di Bibbiano alla Lega, per "accontentarsi" infine di quella a Bologna, dove sarebbero accorso 40mila persone. Adesso un (nuovo) colpo di teatro: chiamare alla raccolta le sardine in uno dei posti simbolo per Matteo Salvini. A mo' di dispetto.

Lorenzo Donnoli, uno dei giovani portavoce delle sardine, ospite del salotto televisivo di Agorà, su Rai Tre, pungolato dalla conduttrice Serena Bortone, si è lasciato andare a un'uscita sibillina: "Il Papeete? Potrebbe essere un luogo simbolico per chiusura campagna elettorale".

Gli ultimi sondaggi

Emiliani e romagnoli eleggeranno il nuovo presidente domenica 26 gennaio e si tratta di un appuntamento clou dell'agenda politica italiana.

In primis, perché la regione "rossa" per eccellenza – assieme alla Toscana – potrebbe storicamente e clamorosamente capitolare, venendo conquistata dal centrodestra a trazione leghista; in secundis, perché qualora dovesse trionfare Lucia Borgonzoni, per la maggioranza giallorossa di governo si aprirebbe una crisi (forse) inevitabile e decisiva, che potrebbe portare alla caduta dell’esecutivo stesso. Nonostante i tentativi di molti, nel centrosinistra e del premier Conte stesso, di ridimensionare l’importanza del voto in Emilia-Romagna.

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