"Ormai non riconosco più il mio Pd. Elly si è accodata alle battaglie del M5s"

L'ex senatore dem ora presidente dei Liberali e Democratici europei: "Se i nuovi vertici rincorrono Conte, i dem escono dalla loro storia"

"Ormai non riconosco più il mio Pd. Elly si è accodata alle battaglie del M5s"
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«Le affermazioni di Grillo, quel riferimento al passamontagna, fanno accapponare la pelle, e sono davvero inconciliabili». Andrea Marcucci, ex senatore del Pd, eletto pochi giorni fa presidente dei Liberali e Democratici Europei (Lde), critica le parole del fondatore del M5S che sabato ha invitato i suoi sostenitori a creare le brigate di cittadinanza.

Cosa non le è piaciuto della manifestazione di sabato?

«Alla manifestazione del M5S, ho sentito parole lontanissime, direi opposte a quelle del Pd che ho conosciuto io. Ne è la riprova la reazione di Alessio D'Amato che ha abbandonato l'assemblea nazionale. Dall'Ucraina al reddito di cittadinanza, dall'abuso d'ufficio agli imbrattatori di Ultima Generazione. Elly Schlein decidendo di partecipare al corteo di Conte indica una chiara scelta di campo, che va molto oltre la biografia del suo stesso partito, come ha denunciato il nostro ex candidato presidente alle regionali in Lazio».

Conte non è andato ai funerali di Berlusconi, mentre la Schlein sì, ma poi ha criticato il lutto nazionale. Perché la segretaria del Pd insegue il M5S?

«È una sfera in cui le scelte sono insindacabili. Di fronte alla morte di un protagonista della vita politica e non solo come Berlusconi, deve prevalere solo il rispetto per la storia dell'ex presidente del consiglio, per la sua famiglia e per la sua comunità politica. Quanto alla rincorsa tra Schlein e Conte, mi sembra che il Pd si stia accodando alle battaglie del M5S».

Anche in politica estera, il Pd ha una linea ambigua. Secondo lei, è un errore cambiare posizione sull'Ucraina?

«Sul sostegno incondizionato all'Ucraina non dovrebbero esserci dubbi, come sull'aggressione operata da Putin e dai russi. Non sono tanto le astensioni o i voti contrari al parlamento europeo che mi preoccupano, i voti ribelli ci sono sempre stati, quanto la difficoltà a capire quali siano le indicazioni della dirigenza Pd».

La Schlein crede di poter unire le opposizioni sul salario minimo. È sufficiente oppure sulla giustizia le posizioni sono troppo distanti perché vi sia di nuovo l'unità del centrosinistra?

«Trovare punti di intesa tra opposizioni è normale, anzi auspicabile. Bisogna farlo trovando reali convergenze con equilibrio e compromessi. Sull'abuso di ufficio bisognerebbe ricordare che la richiesta di un suo superamento partì proprio dagli amministratori di centrosinistra».

La nascita dei Liberali e Democratici Europei è il tentativo di dare una casa ai riformisti che non si riconoscono più nel Pd?

«Accettando l'incarico di presidente ho indicato due obiettivi.

Uno a più ampio respiro: aumentare la presenza dei liberali e dei riformisti nella politica italiana. Uno a breve scadenza: arrivare ad una lista, ampia e condivisa, dei liberaldemocratici alle prossime elezioni europee, sotto le insegne di Renew Europe».

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